Komar&Melamid, “Incontro tra Solženicyn e Böll a casa di Rostropovič”, 1972 (dettaglio)
In Occidente, intellettuali, editori e media sono coinvolti nelle attività di diffusione di scritti clandestini provenienti dall’URSS. Non di rado, il concetto di dissenso risulta deformato in modo strumentale, coinvolgendo i fenomeni di espressione libera in una opposizione ideologica al potere sovietico. Questo meccanismo coinvolge anche la sinistra europea, la quale risulterà profondamente divisa a seguito del XX congresso del PCUS e della crisi d’Ungheria del 1956. La riflessione sulla destalinizzazione anima la critica interna ai singoli partiti comunisti e socialisti occidentali, aprendo nuove vie di dialogo con l’universo non allineato al Soviet supremo. Il Sessantotto e la Primavera di Praga si configurano come ulteriori esperienze organiche alla contestazione culturale e finalizzate a condannare la politica sovietica. D’altro canto, il samizdat e il tamizdat diventano forme proficue di collegamento tra pensiero indipendente in URSS e critica occidentale, intesa nelle sue diverse identità (la sinistra alternativa, il mondo intellettuale cattolico, il conservatorismo anticomunista). Si delineano diverse proposte culturali con riviste, eventi, congressi e progetti editoriali volti a stabilire un filo conduttore con le plurime voci libere, da quelle di stampo politico e di matrice confessionale, sino a quelle più propriamente artistiche.