Valerij Mišin, Poėt i gladiator [dettaglio]

VOCI LIBERE IN URSS
Letteratura, arti e pensiero indipendente in URSS e gli echi in Occidente (1953-1991)

Il progetto di ricerca Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in URSS e gli echi in Occidente (1953-1991) è realizzato in collaborazione fra l’Università degli Studi di Firenze e l’Università di Pisa e ha come responsabili scientifici i professori Claudia Pieralli e Marco Sabbatini.

Il progetto è concepito sia come uno strumento per la ricerca rivolto a studenti, dottorandi, ricercatori, docenti, sia come una piattaforma che accoglie e implementa i risultati delle nostre ricerche, che vengono così collocate all’interno del quadro epistemologico e concettuale proposto in questo portale.

L’ambito di ricerca riguarda le molteplici voci della cultura indipendente che hanno animato il contesto sovietico tra la fine dello stalinismo nel 1953 e il crollo dell’Unione Sovietica nel 1991. Il concetto di dissenso sovietico in Occidente è stato deformato, non di rado in modo strumentale, per coinvolgere qualsiasi forma di espressione libera dell’arte e del pensiero in una opposizione ideologica ai dettami del Partito comunista. Questa semplificazione non tiene conto di una serie di istanze di ordine estetico e sociale, oltre che politico, che hanno mosso i diversi attori della cultura indipendente. Certamente alcune di queste voci, generando comportamenti non conformati e linguaggi alternativi, hanno anche tradotto la parola libera in protesta. In realtà, il fenomeno si presenta in modo disomogeneo sia sul piano delle generazioni coinvolte, sia per difformi impulsi letterari, artistici, filosofici e confessionali.

Sul finire del disgelo chruscioviano, in piena destalinizzazione, la cultura indipendente entra sempre più in conflitto con la censura e con le istituzioni sovietiche. Dalla seconda metà degli anni Sessanta, i casi di dissenso si moltiplicano e nel decennio successivo contribuiscono a dare una identità al movimento culturale indipendente. Fondata sul samizdat, questa ‘Seconda cultura’ diventa una realtà organizzata e sistematica, contrapposta a quella ufficiale sovietica. I canali di dialogo aperti con l’Occidente, grazie anche alla terza ondata di emigrazione culturale, daranno grande impulso al fenomeno, con le pubblicazioni d’oltrecortina (tamizdat). La circolazione clandestina di almanacchi, riviste letterarie, opere singole e collettanee da Mosca e Leningrado si dirama verso i centri periferici. Si moltiplicano seminari, esposizioni, convegni, letture e sono riconoscibili luoghi e modalità di incontro che rendono questa realtà culturale realmente autonoma e parallela rispetto a quella ufficiale sovietica. Nel corso degli anni Ottanta, con la glasnost’ gorbacioviana, la progressiva emersione del fenomeno coinvolgerà diversi rappresentanti del movimento culturale indipendente nel processo di democratizzazione in atto in URSS.

Il progetto Voci libere in URSS è un’opera in costante divenire e accrescimento: i criteri di esaustività non sono, infatti, quelli che ci possono guidare in una galassia vasta ed eterogenea come quella del dissenso culturale in URSS e della sua complessa ricezione. Viceversa riteniamo fondamentale offrire una concettualizzazione e dunque una descrizione schematica del fenomeno, che in questo portale abbiamo rappresentato e reso fruibile mediante una struttura a più livelli e percorsi di navigazione con una forte vocazione epistemico-ontologica (in questo senso, la descrizione scientifica della natura di un fenomeno culturale definisce l’essenza del fenomeno stesso).

L’esperienza di navigazione consentirà al lettore non solo di conoscere e approfondire i contenuti, ma anche di rappresentare la loro tipologia fenomenica all’interno della sintassi complessiva propria della cultura sovietica ed europea secondonovecentesca.

Claudia Pieralli & Marco Sabbatini