Luogo: Prato

Date: 1988 – in attività

Descrizione:
Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, inaugurato a Prato nel 1988 per iniziativa di un gruppo di privati, di banche e dell’Amministrazione locale, espone, conserva e documenta opere e ricerche artistiche di arti visive e performative, espressioni della società contemporanea, avvalendosi del supporto del Centro di Informazione e Documentazione arti visive di Prato (CID/arti visive), che conserva la biblioteca, i periodici, audiovisivi e fondi speciali.

Fin dalla sua nascita il Centro Pecci ha costantemente sviluppato una linea d’interesse per l’arte russa del periodo sovietico e post-sovietico, organizzando una serie di mostre a partire da quella tenutasi due anni dopo la sua apertura e all’indomani della perestrojka: Artisti russi contemporanei (1990). A questa ha fatto seguito nel 2007 Progressive Nostalgia. Arte contemporanea dell’ex URSS. Alcune delle opere in esposizione nelle due mostre sono entrate a far parte della collezione permanente del museo.
Del 2020 è una terza esposizione, intitolata The Missing Planet. Visioni e revisioni dei tempi sovietici. Pensata come viaggio a ritroso nel passato, in chiave utopistica, mostra sul filo della memoria le vicende artistiche e sociali di varie generazioni della dissidenza sovietica e del successivo periodo post-sovietico fino alla ‘stagnazione’, ampliando la prospettiva temporale e l’ambito delle considerazioni. Nel percorso della mostra sono rientrate alcune delle opere conservate nella collezione del museo e già presenti nelle due esposizioni precedenti, unitamente ad altre raccolte di diversa provenienza, come ad esempio quella di Giuliano Gori, che erano state precedentemente esposte alla mostra Mosca: terza Roma (1989), e a documenti filmografici e ad archivi, organizzati da Can Altay secondo i modelli espositivi di promozione dell’immaginario sovietico.
I cataloghi delle tre mostre forniscono testi originali degli autori ed altri di critica e documentazione sull’arte di quei tempi.
Nella mostra del 1990, Artisti russi contemporanei, i curatori Amnon Barzel e Claudia Jolles avevano presentato i protagonisti di tre generazioni dell’arte non ufficiale a partire dagli anni ’60, in stretto legame con la società contemporanea sovietica, riallacciando il contatto col mondo occidentale che sembrava essersi interrotto: fra gli altri Erik Bulatov, Igor’ e Svetlana Kopystianskij, Il’ja Kabakov, Medical Hermeneutics, Perzi, Sergej Volkov, Vadim Zacharov,  Konstantin Zvezdočetov.
La mostra successiva, del 2007, Progressive Nostalgia. Arte contemporanea dell’ex URSS, a cura di Viktor Misiano, prendeva in considerazione la successiva evoluzione artistica nell’ex-URSS e nei paesi che, negli anni ’90, erano ancora sotto la sua egida culturale, evidenziando il confronto critico e dialettico con l’eredità del mondo artistico non ufficiale dell’era sovietica. Nella ricerca di una prospettiva futura e di un linguaggio della contemporaneità veniva utilizzata una varietà di mezzi espressivi, dalla grafica alla fotografia, dal video alla performance. Insieme alle riflessioni sulla relazione col canone artistico passato e sui temi del rapporto col potere e dell’impegno sociale, tornavano d’attualità anche le considerazioni sull’autonomia dell’arte.
Fra i circa quaranta  artisti e gruppi presenti, generalmente appartenenti alle generazioni degli anni ‘60-’70, erano rappresentati Vahram Agasjan, Babu Badalov, Petr Bystrov, Pavel Braila, Elena e Viktor Vorobev, Ol’ga Černyševa, Dmitrij Gutov, Ulan Djaparov, Koka Ramišvili, Konstantin Sulaberidze, il gruppo pietroburghese “Factory of Found Clothes” (FFC, Natalia Peršina-Jakimanskaja e Ol’ga Egorova), quello ucraino R.E.P. (Revoljucionnoe Eksperimental’noe Prostranstvo) e quello lituano di Nomada e  Gedeminas Urbonas, il collettivo “Čto delat’”.
The Missing Planet. Visioni e revisioni dei tempi sovietici, terza tappa di questo percorso, realizzata nel 2020 a cura di Marco Scotini e Stefano Pezzato, ricompone la memoria di quelle precedenti e si addentra nell’analisi da una prospettiva ‘cosmica’, da cui muove una riconsiderazione degli ultimi trent’anni, dalla caduta del muro di Berlino (A. Tarkovskij, Solaris,1972; D. Narkevičius, Revisiting Solaris, 2007). Sono messi così in evidenza sia metaforicamente che in un percorso della memoria lo scarto spaziale e temporale che si sono venuti a creare con la realtà sovietica (S. Ujica, Out of the present 1995; A. Vidokle, Immortality for all: A Film Trilogy on Russian Cosmism 2014 – 2017). Mediante un modulo espositivo desunto da quello predominante in epoca sovietica, attraverso materiali d’archivio, opere di grafica, installazioni, video, film e fotografie, la mostra presenta un palinsesto di esperienze artistiche legate ai tentativi di realizzazione dell’utopia, al suo crollo e alla sua riconsiderazione post-sovietica, in stretto rapporto con i mutamenti sociali e ai movimenti di protesta. Le opere in mostra sono conservate sia nelle collezioni del Centro che in altre raccolte private e pubbliche come quelle Gori, Beccaglia, Righi, Sandretto Re Rebaudengo, testimonianza di un collezionismo italiano attento alla realtà russa. Oggetto della mostra sono anche schemi organizzativi e modelli espositivi di promozione dell’immaginario sovietico provenienti da archivi, come ad esempio quello della sede dell’Associazione Italia-URSS di Milano, messo in mostra da Vladislav Šapovalov, o raccolte di cimeli dell’epoca, come quella di Italo Rota di Roma.
Fra gli artisti, oltre a quelli già visti, si trovano ora Dmitrij Prigov, Elena e Viktor Vorobev, Anatolij Osmolovskij, i gruppi Radek Community e Pro-test, l’artista uzbeko Vjačeslav Achunov, Vladimir Kuprijanov, Boris Orlov, Leonid Tiškov, Andrej Filippov, Ol’ga Kiselёva.
Testi di interviste, saggi critici e dichiarazioni di artisti e collezionisti sono raccolti nel volume che accompagna la mostra (The Missing Planet. Visioni e revisioni dei tempi sovietici, Centro Pecci Nero Editions, Roma 2020).

Lucia Tonini
[31 dicembre 2022]

 Bibliografia

  • Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, https://centropecci.it/.
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  • Artisti russi contemporanei, catalogo della mostra, Prato 10 febbraio-14 maggio 1990, a cura di A. Barzel V. Jolles, Museo d’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 1989.
  • La fine del mondo, catalogo della mostra, Prato 2016, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Silvana ed., Prato 2016.
  • Mosca: terza Roma, catalogo della mostra, Roma maggio-luglio 1989, a cura di V. Misiano, Edizioni Spazio uno, Roma, 1989.
  • Progressive Nostalgia. Arte contemporanea dall’ex URSS, catalogo della mostra, Prato 27 maggio-26 agosto 2007, a cura di V. Misiano, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato 2007.
  • The Missing Planet. Visioni e revisioni dei tempi sovietici, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, Prato, Nero Editions, Roma 2020.

Cita come:
Lucia Tonini, Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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