Luogo: Leningrado
Legenda: prospekt (corso); ulica (via); bul’var (viale); pereulok (vicolo)
Descrizione:
Dopo anni di fruizione di spazi aperti, come quelli adiacenti alla Malaja Sadovaja, e di happening ante litteram, come quelli dei poeti filologi, nel clima di reazione politica e sociale ormai evidente a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, la dimensione privata dell’esistenza prende il sopravvento sull’estroversione e l’esibizionismo. La privatnost’ (cf. Savickij 2002) si concretizza nel ripiegamento di molti dei protagonisti della ‘Seconda cultura’ nelle camere e cucine degli appartamenti in condivisione. Innumerevoli i luoghi in tal senso significativi per la cultura dell’epoca. Due di questi avevano visto la nascita di altrettante importanti cerchie artistiche: la camera di Roal’d Mandelštam in Kanonerskaja ulica, dove fino al 1961 (anno della prematura morte del poeta) erano soliti ritrovarsi Aleksandr Aref ’ev e i suoi sodali, e l’abitazione di Anna Achmatova, che aveva visto l’investitura del cosiddetto Volšebnyj chor (Coro magico), formato dai giovani Iosif Brodskij, Dmitrij Bobyšev, Anatolij Najman ed Evgenij Rejn. Noto e frequentato negli anni Sessanta era anche l’atelier situato in Zagorodnyj prospekt dello scultore e pittore Michail Šemjakin, fondatore del gruppo artistico Peterburg e fine intenditore di poesia (cf. Sabbatini 2008: 184), emigrato nel 1971 dopo diversi arresti e detenzioni coatte nelle cosiddette psichuški (ospedali psichiatrici).
La rilevanza nella cultura dell’epoca del ruolo degli artisti, accanto ai tanti scrittori e letterati, è confermata dalla centralità ricoperta dall’abitazione di un altro pittore, l’astrattista Evgenij Michnov-Vojtenko (ulica Rubinštejn 18), collocata accanto al caffè Sajgon e molto frequentata, tanto da far dichiarare al critico Vladimir Al’fonsov come non fosse Michnov “a recarsi al Sajgon, ma il Sajgon ad andare da lui” (Al’fonsov 2011). Il luogo di ritrovo privato più vivace e importante per lo sviluppo della vita culturale e letteraria leningradese rimane però senza dubbio il monolocale di 24 metri quadri nel quale alloggiava Konstantin Kuz’minskij. Collocato su Profsojuzov bul’var (oggi Konnogvardejskij) e molto più aperto di tanti altri luoghi pubblici della città, l’appartamento, detto in maniera informale ‘sul boulevard’ e famoso per le numerose mostre che ospitava, accolse decine di poeti, narratori e artisti fino al 1975, anno di emigrazione del suo pittoresco, intemperante e assolutamente straordinario inquilino. Tra i tanti habitué si ricordano: Krivulin, Aref’ev, Ufljand, Eremin, Bukovskaja, Sapgir, Stratanovskij, Kušner, Gorbovskij, Sosnora, Ėrl’, Sapgir, Kudrjakov, Venedikt Erofeev e molti altri (cf. Dolinin 2003: 24). Per la realizzazione, ormai dagli Stati Uniti, di quell’autentico monumento alla poesia non ufficiale che è l’antologia U goluboj laguny (Alla laguna blu, 1980-1986, 5 volumi), Kuz’minskij fu coadiuvato dalla sensibilità e dal prodigioso senso estetico di Grigorij Kovalev (detto ‘Griška slepoj’, Griška il cieco), non vedente dall’infanzia e definito podchodjaščij magnitofon (registratore ambulante) per la capacità di tenere a mente migliaia di versi di poeti non conformisti (cf. ibid.), dei quali riusciva in molti casi a riprodurre persino l’intonazione della voce; la residenza di Kovalev si trovava in Apraksin pereulok 8 (cf. Caramitti 2010: 321).
Altra residenza privata tramutatasi in un luogo pubblico determinante per il recupero dei riferimenti culturali del passato, imprescindibili per la formazione di una cultura alternativa, fu l’eponimo appartamento numero 37 di ulica Kurljandskaja 20, dove, insieme all’amico Lev Rudkevič, vivevano i coniugi Viktor Krivulin e Tat’jana Goričeva. A partire dal 1975 la residenza si tramutò non solo nel luogo degli incontri dedicati da Krivulin alla “cultura di inizio secolo e alla coscienza contemporanea”, ma soprattutto nella sede del celebre seminario religioso-filosofico tenuto da Goričeva, capace di attirare un enorme numero di ascoltatori e di ricreare in tal modo un legame importante tra intelligencija e religione cristiano-ortodossa (cf. Parisi 2013: 158). In quest’appartamento venivano letti e commentati autori del calibro di Paul Tillich, Søren Kierkegaard e Martin Heidegger, con il quale Goričeva intrattenne anche un rapporto epistolare. La rivista “37” nasce, nel 1976, proprio come “naturale prolungamento delle discussioni tra amici” (ibid.: 160) inerenti a quegli incontri, benché nel corso degli anni, e in particolare dopo l’emigrazione forzata di Rudkevič e l’espulsione di Goričeva (1980), il periodico prenderà ben altro andamento, aprendosi alle sperimentazioni artistiche moscovite e ospitando in seguito saggi composti sulla falsariga dei grandi pensatori contemporanei occidentali (cf. ibid.: 161). Tra i numerosi altri spazi privati attivi in quegli anni, va infine ricordata almeno la stanza di Julija Voznesenskaja (ulica Žukovskogo 19), dove si tenevano serate di letture poetiche (cf. Stratanovskij 2015: 162-sgg.).
Federico Iocca
[30 giugno 2021]
Bibliografia
- Al’fonsov V., Au, Michnov! Kniga o chudožnike, “Zvezda”, 4 (2011), https://magazines.gorky.media/zvezda/2011/4/au-mihnov-kniga-o-hudozhnike.html, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
- Caramitti M., Letteratura russa contemporanea: La scrittura come resistenza, Laterza, Bari 2010.
- Dolinin V., Severjuchin D., Preodolen’e nemoty, in V. Dolinin, B. Ivanov, B. Ostanin, D. Severjuchin (a cura di), Samizdat Leningrada. Literaturnaja ėnciklopedija, Novoe Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2003: 7-51.
- Parisi V., Il lettore eccedente. Edizioni periodiche del samizdat sovietico. 1956-1990, Il Mulino, Bologna 2013.
- Sabbatini M., “Quel che si metteva in rima”: cultura e poesia underground a Leningrado, Collana di Europa Orientalis, Salerno 2008.
- Savickij S., Ličnoe delo: leningradskaja neoficial’naja literatura kak privatnost’, “Slavica Tergestina”, 10 (2002): 311-330.
- Stratanovskij S., Semidesjatye – preodolenie stracha, “Enthymema”, 12 (2015): 160-165.
Versione aggiornata di: Iocca F., Appartamenti di Leningrado, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. LoMonaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 347-349.
Cita come:
Federico Iocca, Appartamenti di Leningrado, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2 © 2021 Author(s)
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