Date: 1950–1990
Luoghi: Mosca, Leningrado, Odessa
Descrizione:
Il fenomeno oggi designato dal termine magnitizdat è molto complesso, ed è difficile offrirne una tassonomia chiara ed esaustiva. Pertanto in questo testo si farà riferimento a una precisa produzione di materiale sonoro, quello che afferisce al genere dalla avtorskaja pesnja (canzone d’autore), e in particolare a quelle canzoni che facevano capo ai Klub samostojatel’noj pesni (Club della canzone indipendente, KSP), ma che non passavano nei canali ufficiali e potevano essere cantate soltanto a precise condizioni, spesso di semi-ufficialità (cf. Karimov 2004). Resta fuori da questa disamina la galassia degli altri generi di materiale sonoro, tra cui interviste, letture poetiche e interventi politici, sketch di comici e parodisti che circolavano ampiamente in questo circuito clandestino. Il primo studio a incidere clandestinamente materiale sonoro, lo studio Zvukozapis’ (letteralmente “incisione sonora”), nacque nel 1946 a Leningrado; il suo fondatore, Stanislav Filonov, ingegnere radiofonico e tecnico del suono, possedeva un registratore tedesco Telefunken grazie al quale si potevano copiare i dischi o inciderli direttamente con l’utilizzo di un microfono (cf. Belyj 2009). Per tutti gli anni Cinquanta però iniziative di questo genere rimasero di nicchia e strettamente sorvegliate dalla polizia. Negli anni Sessanta invece, i registratori, fino ad allora poco presenti in commercio, entrarono in molte case (cf. Sosin 1975: 277), ma fu negli anni Settanta che si verificò un vero e proprio boom, favorito da una politica censoria più restrittiva rispetto a quella dell’epoca chruščeviana. Esplosero il samizdat e il tamizdat, seguiti a ruota dal magnitizdat. Alle centinaia di canzoni degli autori più conosciuti – la triade Okudžava, Galič, Vysockij – si aggiunsero nuovi “bardi” (cf. Smith 1984: 95). Varie erano le motivazioni di questa crescita: prima di tutto la pressione della censura e la limitazione imposta alla maggior parte dei repertori che circolavano nei KSP. Come nel decennio precedente, moltissime canzoni si potevano ascoltare soltanto nei raduni fuori città, nei concerti in casa, intorno a un fuoco oppure su qualche palcoscenico improvvisato e lontano dall’occhio vigile delle autorità. A ciò si univa l’impossibilità di acquistare in maniera legale qualsiasi canzone di questo tipo, fatta eccezione per alcune, rare edizioni su vinile. Parallelamente, e parzialmente in conseguenza a questo stato di cose, il numero degli aderenti al movimento dei KSP (appassionati e autori o interpreti) aumentò in maniera vertiginosa, nelle città e nei villaggi di tutta l’Unione Sovietica. Intanto la tecnologia di incisione e registrazione faceva passi da gigante e a metà degli anni Settanta comparirono anche le prime cassette. Fondamentale fu inoltre il contributo delle radio, in particolare di Radio Liberty, secondo le cui stime nel 1974 in Unione Sovietica erano attivi circa 36 milioni di ricevitori privati a onde corte (cf. Kabačkin 1972). Negli anni Ottanta si registrò un’iniziale impennata di circolazione clandestina di dischi e cassette, a causa della chiusura di molti KPS per tutto il Paese, processo che si attenuò nella seconda metà del decennio grazie ai cambiamenti apportati dalla perestrojka. Allo stesso modo, negli anni Novanta, avvenne un calo nella diffusione non ufficiale di materiale sonoro dovuto alla possibilità di acquistare, ora legalmente, le registrazioni che inondarono il mercato musicale dell’ormai ex Unione Sovietica. A partire dagli anni Duemila, il magnitizdat storicamente inteso si può dire concluso, per l’accessibilità pressoché assoluta per i cittadini russi e delle ex repubbliche sovietiche a qualunque registrazione esistente in rete. Ancora meno indicativo di questa sommaria suddivisione cronologica del fenomeno è il criterio di localizzazione del magnitizdat, che non può avvalersi di punti geografici di riferimento. Il magnitizdat di questo tipo, infatti, aveva un impatto sulla società laddove esisteva un KSP o erano attivi i suoi rappresentanti e pertanto la sua dipendenza dalla localizzazione geografica era pressoché nulla. A Mosca e a Leningrado, la presenza di KSP era massiccia, e di conseguenza lo era anche la diffusione del magnitizdat.
Altra città degna di menzione è Odessa, nella quale, dalla metà degli anni Sessanta, si creò un sistema di diffusione di registrazioni all’interno delle società degli ingegneri e operatori del suono che spesso erano anche collezionisti di musica. A Odessa, tuttavia, i concerti venivano registrati dagli stessi musicisti ed erano in prevalenza esibizioni di ensemble e orchestre nei numerosi ristoranti della città. Le autorità contrastavano il fenomeno limitando l’attività dei KSP o persino disponendone la chiusura. Nelle due “capitali” del paese la lotta era più accesa, poiché i KSP erano meno controllabili, mentre nelle periferie l’azione di sorveglianza era più mirata ed efficace, per le esigue dimensioni dei centri di “controcultura”. Per ‘centri del magnitizdat‘ si possono pertanto intendere soltanto le cerchie di persone disposte a registrare e a diffondere i documenti raccolti durante i viaggi, le spedizioni, gli incontri casuali oppure organizzati. Tali cerchie erano presenti in tutto il paese e rendevano pertanto il magnitizdat una pratica diffusa e difficilmente arginabile.
Giulia De Florio
[30 giugno 2021]
Bibliografia
- Belyj I., Bujhm III, Memories, Moskva 2009.
- Daughtry J. Martin, “Sonic Samizdat”: Situating Unofficial Recording in the Post-Stalinist Soviet Union, Poetics Today, 30.1 (2009): 27-65.
- Kabačkin V., Magnitizdat, series of Radio Liberty Russian broadcasts, 13, 5 ottobre 1972.
- Karimov I., Istoriia moskovskogo KSP, Ianus-K, Moskva 2004.
- Smith G., Songs to Seven Strings: Russian Guitar Poetry and Soviet “Mass Song”, Indiana University Press, Bloomington 1984.
- Sosin G., ‘Magnitizdat’: Uncensored Songs of Dissent, in R. L. Tokes, (a cura di), Dissent in the USSR: Politics, Ideology and People, The John Hopkins University Press, Baltimore-London 1975: 276-309.
Versione aggiornata di: De Florio G., La canzone d’autore: periodi e luoghi, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 339-341.
Cita come:
Giulia De Florio, La canzone d’autore: periodi e luoghi, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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