Date: 1985–inizio anni Duemila
Luogo: Leningrado-San Pietroburgo
Componenti: Dmitrij Šagin, Vladimir Šinkarev, Vladimir Jaške, Aleksandr Florenskij, Ol’ga Florenskaja, Michail Sapego e altri (enumerati sul sito del gruppo: http://mitki.kulichki.com/russian/members/)
Iniziative editoriali: uscite periodiche dell’edizione “Mit’ki-gazeta” (1992-1998); fondazione delle case editrici Mitkilibris (1994) e Krasnyj matros (1995)
Descrizione:
I Mit’ki vantano un’ascendenza genetica con uno dei primi gruppi dell’arte non conformista sovietica, gli Aref ’evcy, la cui influenza si estrinseca a partire dall’origine del nome: il singolare mit’ek, infatti, è il vezzeggiativo con cui Vladimir Šagin, tra i membri del circolo attivo negli anni Cinquanta, era solito chiamare il figlio Dmitrij, figura di spicco dei futuri Mit’ki.
Tutto ha inizio in una giornata del 1984, quando Vladimir Šinkarev ritrae in un bozzetto l’amico Dmitrij, o meglio “alcuni tratti del suo carattere nell’immagine del mit’ek” (cf. Piccolo 2004: 150-151). Nell’illustrazione, Šagin indossa già la caratteristica tel’njaška (la maglietta a strisce orizzontali bianche e blu tipica dei marinai russi), che di lì a poco i futuri Mit’ki non mancheranno di indossare in ogni occasione pubblica (cf. ibid.: 150). La circolazione di questa e altre immagini, composte da artisti in parte già noti, riscuote grande successo nelle cerchie di artisti underground della Capitale del nord, tanto che nel 1985 i Mit’ki decidono di costituirsi in gruppo. Composto da pittori influenzati soprattutto dalla tradizione avanguardista e neo-avanguardista russo-sovietica, il gruppo ospita anche diversi scrittori e poeti (Michail Sapego, oltre agli stessi Šinkarev e Šagin). In campo letterario i Mit’ki si caratterizzano per la stesura di testi in versi e in prosa spesso autobiografici, che contribuiscono a rinsaldare il proprio mito, via via sempre più esteso a un grande pubblico. Realtà e immaginazione si confondono, come avviene nelle atmosfere illusorie e ingannevoli della loro città natale (cf. ibid.: 154). Analogamente a quanto avvenuto anche ad altre esperienze del passato (come gli stessi Aref’evcy), nel gruppo si concretizza l’ambizione a creare una stretta connessione tra parola e immagine, con l’accettazione, nel caso specifico, anche di altre forme artistiche quali la musica: oltre alle interpretazioni delle canzoni di Vladimir Vysockij (cf. Sabbatini 2008: 323), sono da ricordare le numerose collaborazioni con cantanti e musicisti, tra cui Boris Grebenščikov e Jurij Ševčuk. Diversi anche i contributi accolti in ambito poetico, tra cui quelli con leggende della poesia indipendente come Viktor Krivulin e Konstantin Kuz’minskij (cf. ibid.: 322). La connotazione perlopiù autoctona degli atteggiamenti assunti (oltre all’alcol, il vagabondare assunto a modello di vita) e dei riferimenti culturali (Charms, Chvostenko, Coj, Grebenščikov, Vysockij) non esclude un’attrazione verso la cultura hippie.
Lo spirito mite, remissivo e al contempo energico del gruppo (cf. Caramitti 2010: 152), insieme alla persistente vena goliardica e demenziale indirizzata anche e soprattutto verso sé stessi, si saldano con una vera e propria mitizzazione dell’alcol (cf. ibid.; Sabbatini 2008: 321), in Russia elemento identitario per antonomasia, tanto più durante l’epoca proibizionista inaugurata (e ben presto abbandonata) da Michail Gorbačev. L’esaltazione della butylka termina negli anni Novanta, quando gli eccessi degli anni precedenti costringono molti Mit’ki a iniziare un brusco e quanto mai provvidenziale processo di disintossicazione (cf. Piccolo 2004: 155). La prima mostra del gruppo si svolge nel 1985 nei dintorni di Leningrado, a Ust’-Ižora; pochi anni più tardi i Mit’ki sono già oggetto di un’autentica venerazione di massa tra i giovani, disorientati dall’immane portata dei cataclismi politici e sociali in atto. Esposizioni vengono organizzate negli anni Novanta anche negli Stati Uniti e in Europa (nel 1996 sono a Cagliari). Nel 1993 il Museo Russo organizza una retrospettiva in occasione dei dieci anni di attività del gruppo (cf. ibid.: 151), che tre anni più tardi crea sempre a Pietroburgo la galleria Mit’ki–VCHUTEMAS, luogo di ritrovo per giovani pittori e scrittori nonché sede privilegiata di incontri settimanali organizzati dal gruppo di Alcolisti Anonimi, a testimoniare il cambiamento di prospettiva attuato e l’attenzione ormai rivolta a temi di carattere sociale (cf. ibid.: 157).
Federico Iocca
[30 giugno 2021]
Bibliografia
- Caramitti M., Letteratura russa contemporanea: la scrittura come resistenza, Laterza, Bari 2010.
- Piccolo L., I mit’ki, “Russica Romana”, XI (2004): 149-157.
- Sabbatini M., “Quel che si metteva in rima”: cultura e poesia underground a Leningrado, Collana di Europa Orientalis, Salerno 2008.
Versione aggiornata di: Iocca F., Mit’ki, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 107-109.
Cita come:
Federico Iocca, Mit’ki, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2 © 2021 Author(s)
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