L. Vinogradov, M. Razumovskaja, V. Ufljand, N. Loseva, S. Kulle e M. Eremin. Leningrado, 1959. Foto di Nataša Šarymova.

Date: 1954–1956

Luogo: Leningrado

Componenti: Lev Losev, Vladimir Ufljand, Michail Eremin, Sergej Kulle, Leonid Vinogradov, Michail Krasil’nikov, Jurij Michajlov, Aleksandr Kondratov, Vladimir Gerasimov, Oleg Celkov

Iniziative editoriali: almanacchi Brynza (Bryndza) e S’’edim brynzu!  (Mangiamo bryndza!), 1951-1952; antologia poetica UVEK (1977)

Descrizione:
La definizione di ‘Scuola dei filologi’ è da attribuire all’inventiva di Kostantin Kuz’minskij, che battezzò in tal modo un nutrito gruppo di poeti conosciutisi intorno al 1954 durante le sessioni del LITO (LITeraturnoe Ob’’edinenie, Associazione letteraria) presso la Facoltà di Lettere (FilFak) dell’Università di Leningrado: Lev Losev, Vladimir Ufljand, Michail Eremin, Sergej Kulle, Leonid Vinogradov, Michail Krasil’nikov, Jurij Michajlov e Aleksandr Kondratov, ultimo in ordine di tempo a entrare nella compagnia e personalità tra le più rilevanti assieme a Losev e Ufljand.
A questa cerchia di poeti, accomunati soprattutto dall’amicizia e dalla frequentazione degli stessi luoghi, oltre che da un’ostentata opposizione all’estetica dominante, vengono talvolta ascritti anche i nomi del pittore Oleg Celkov e soprattutto di Vladimir Gerasimov (cf. Savickij 2002: 147), figura di riferimento grazie all’ingegno di tipo enciclopedico. Più che nell’utilizzo dei medesimi stilemi o nella sottoscrizione di una comune poetica letteraria, il mastice del gruppo può essere individuato nell’attitudine dilettantistica dimostrata nei confronti della creazione artistica, nel disinteresse esibito verso quel mondo editoriale ufficiale cui pure aspiravano molti tra gli autori contemporanei. È il caso, ad esempio, dei poeti afferenti a quella che sempre Kuz’minskij definì Geologičeskaja škola (Scuola dei geologi), tra cui Andrej Bitov, Gleb Gorbovskij e Vladimir Britanišskij, frequentatori del LITO del Gornyj Institut (Istituto minerario) i cui lavori vennero pubblicati dagli editori e dai periodici del tempo, mentre un’altra porzione della loro opera circolava nel samizdat (cf. Pavlova 2004: web). Al netto delle differenti qualità dei suoi membri, dall’alogismo caratteristico dell’opera di Kulle allo stile ironico e satirico di Losev, dal carattere esoterico dei versi di Eremin alla commistione di folclorico e solenne presente in Ufljand (cf. Sabbatini 2009: 47-50), la Scuola dei filologi può essere considerata tra le primissime realtà ascrivibili a quello che in anni successivi si sarebbe definito andegraund, nonché il primo akcionistskaja gruppa (gruppo performativo), secondo la definizione data da Ufljand (cf. Suchovej: web).
Oltre che per il valore artistico delle singole personalità, il gruppo va infatti ricordato per l’inclinazione alla spettacolarizzazione del gesto artistico, attuata con uno spirito precorritore, benché radicato nella tradizione russa e occidentale della prima metà del secolo. Rimane fondamentale il carattere precipuamente estetico di queste improvvisazioni (di contro alla criminalizzazione in senso politico fattane dagli organi sovietici), a cui di regola non prendevano parte tutti i componenti del gruppo e la cui realizzazione non sempre era pianificata. Una di queste performance precede di qualche mese persino la morte di Stalin, oltre che la formazione di un vero e proprio gruppo dei filologi: il 1 dicembre 1952, anniversario dell’assassinio del dirigente del PCUS Sergej Kirov, all’apice della campagna nazionalista a chiare tinte antisemite scatenata dal dittatore, gli studenti Krasil’nikov, Michajlov ed Ėduard Kondratov, fratello del già citato Aleksandr, si presentarono alla consueta lezione di letteratura russa agghindati con abiti che richiamavano provocatoriamente la tradizione russa, accompagnati da prodotti altrettanto autoctoni (un cestello di vimini contenente grossi bulbi di cipolla, alcune pagnotte di pane di segala e tre bottiglie di kvas): questa sorta di happening ante litteram costò al trio la radiazione dal Komsomol, l’organizzazione giovanile del partito, e l’espulsione dall’università (Ė. Kondratov fu costretto ‘soltanto’ a cambiare dipartimento; cf. Kondratov 2008: 31). Altra esibizione da ricordare è quella che vide protagonisti Eremin, Ufljand e Vinogradov, autori della scritta a caratteri cubitali ‘Evviva Pasternak!’, comparsa sul lungofiume di fronte all’ingresso del Giardino d’estate dopo il conferimento del Nobel, che l’autore del Dottor Živago fu poi costretto a rifiutare (cf. Ufljand 1997: 75). Non tutte le azioni intraprese dai poeti filologi rimasero però prive di conseguenze: un altro anniversario, quello dello scoppio della rivoluzione (il 7 novembre 1956, caduto a pochi giorni dalla repressione della rivolta di Budapest), vide protagonista ancora Krasil’nikov, condannato a quattro anni di reclusione in un campo di lavoro in Mordovia per aver ‘salutato’ con invocazioni rivolte alla folla le ‘cricche sanguinarie di Tito-Ranković e Imre Nagy’ (cf. Genis: web; Iocca 2019). Il 1956 segna per questo motivo una cesura importante: si chiude l’epoca d’oro del gruppo, depauperato non solo dai provvedimenti repressivi di cui fu vittima, oltre che Krasil’nikov, anche Ufljand (arrestato per teppismo nel 1959 e poco dopo rilasciato), ma anche per la partenza da Leningrado, negli anni successivi, di molti dei componenti. Il gusto estetico dichiaratamente neo-avanguardista, i gesti dimostrativi messi in atto al fine di provocare scandalo e il particolare rapporto con le ricorrenze richiamano alla mente il futurismo di inizio secolo, capitanato da una figura celebrata, per ragioni molto diverse, tanto dall’ufficialità come dal nascente underground: Vladimir Majakovskij. Il gruppo dei filologi viene talvolta ricordato come Krug Michaila Krasil’nikova (Circolo di Michail Krasil’nikov), definizione secondo Losev ben più appropriata, Osvežisty dal verbo osvežit’ (rinfrescare) o UVEKi (gli UVEK). Quest’ultima denominazione rimanda a una delle pubblicazioni realizzate da alcuni dei componenti: una raccolta samizdat datata 1977 e titolata con l’acronimo formato dalle iniziali dei quattro autori-redattori: Ufljand, Vinogradov, Eremin e Kulle. Ad alcuni appartenenti alla Filologičeskaja škola è attribuita anche l’edizione degli almanacchi manoscritti Brynza (Bryndza) e S’’edim brynzu! (Mangiamo bryndza!), pubblicati presso la Facoltà di Lettere nel 1951 o 1952 e contenenti versi di Michajlov, Krasil’nikov e, forse, di Aleksandr Kondratov (cf. Savickij 2002: 142).

Federico Iocca
[30 giugno 2021]

Bibliografia

  • Genis A., “Homo ludens živ”, Interv’ju s avtorami Filologičeskoj školy, http://www.svoboda.org/content/transcript/24200093.html, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Iocca F., Versi non conformi e protohappening all’alba del disgelo: Il circolo di Krasil’nikov (“o Scuola dei filologi”) di Leningrado, “eSamizdat”, XII (2019): 143-152.
  • Kondratov Ė., Universitetskaja naberežnaja. Nečto memuarnoe, Sankt-Peterburg-Moskva-Samara 2008.
  • Pavlova S., Leningradskij literaturnyj andegraund kak kul’turnyj fenomen: specifika formirovanija i funkcionirovanija, “Teleskop: nabljudenija za povsednevnoj žizn’ju peterburžcev”, 2 (2004), http://www.teleskop-journal.spb.ru/?cat=33&type=by_year&value=2004&id=263 online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Sabbatini M., “Quel che si metteva in rima”: cultura e poesia underground a Leningrado, Collana di Europa Orientalis, Salerno 2008.
  • Savickij S., Andegraund. Istorija i mify leningradskoj neoficial’noj literatury, Novoe Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2002.
  • Suchovej D., “Mne tjaželo ottogo, čto ja dejstvitel’no ostalsja odin”, Interv’ju s Michailom Ereminym, http://www.colta.ru/articles/literature/1689, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Ufljand V., Pjatidesjatnyj šestidesjatnik, in V. Kullė (a cura di), Filologičeskaja škola. 40 let, Literaturnoe Obozrenie, 5 (1997): 72-78.

Versione aggiornata di: Iocca F., Scuola dei filologi, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dellidentità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS  (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 109-112.

Cita come:
Federico Iocca, Scuola dei filologi, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2 © 2021 Author(s)
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