O. Vasil’ev, Ė. Bulatov, I. Kabakov eĖ. Gorochovskij nello studio di I. Kabakov. Mosca, 1981. Foto: I. Makarevič / Archiv sovremennogo iskusstva “Garaž”. Fond Igorja Makareviča.

Luogo: Mosca

Legenda: pereulok (vicolo); kol’co (circonvallazione); bul’var (viale); ulica (via)

Descrizione:
Senza tralasciare il ruolo ricoperto negli anni precedenti da luoghi di ritrovo come la baracca di Lianozovo, nella capitale sovietica la fuga dagli spazi pubblici verso la dimensione privata degli appartamenti si colloca subito dopo la fine dell’esperienza di piazza Majakovskij, sopraggiunta di fatto in corrispondenza dei festeggiamenti per il volo nello spazio di Gagarin, il 14 aprile 1961. Il luogo in tal senso più significativo è probabilmente l’abitazione di Ekaterina Fride, prima della rivoluzione proprietaria di un palazzo di sei piani in Borisoglebskij pereulok, e per questo beneficiaria in epoca sovietica di una stanza di 26 metri quadri situata nello stesso edificio (cf. Piretto 2001: 265). Qui, negli anni Cinquanta, il sabato pomeriggio si ritrovavano fino a quaranta persone, in un’atmosfera d’altri tempi caratterizzata da arredi rococò e dalla presenza di arazzi (cf. Parisi 2017: 73). I frequentatori di questo salotto letterario molto sui generis discutevano di tematiche e problemi di natura estetica più che politica (cf. Gadasina 1997: web). Nonostante la partecipazione di molti majakovcy (tra cui Apollon Šucht, Garik Superfin, Vladimir Bukovskij), il contesto era molto diverso rispetto a quello creatosi intorno al basamento della statua innalzata al poeta futurista: nel clima più aperto e composito di piazza Majakovskij si poteva assistere ai generosi tentativi di coinvolgere passanti spesso molto lontani per formazione culturale e ideologica. A casa Fride, dove insieme alla birra artigianale famosa in tutta Mosca poteva capitare di far uso anche di codeina, il livello del dibattito si dimostrava più elevato e maturo rispetto all’esperienza di piazza (cf. Gadasina 1997: web); ciò era comprensibile, considerando la provenienza degli habitué, che condividevano più o meno la stessa visione del mondo.
Gli incontri da ‘madame Fride’ non erano certo un segreto in città, tanto che si arrivò a parlarne con sdegno persino sulle pagine del “Molodoj Kommunist” (cf. Parisi 2017: 72)Nei mesi e negli anni successivi alla fine della Majakovka, furono però molti altri gli appartamenti predisposti per accogliere i giovani non conformisti; tra questi, quello di Apollon Šucht e quello della SMOGista Alena Basilova, a suo modo un’eccezione: la giovane viveva infatti in una palazzina sulla Sadovaja-Karetnaja non da sola, ma con la madre (la poetessa Alla Rustajkis) e con la zia (Alisa Chvas, sorella della nonna materna, insieme alla quale questa era stata in rapporti di amicizia con Majakovskij). In quella che all’epoca veniva definita la ‘seconda Majakovka, anche per la comprensione e l’empatia dimostrate dalle donne nei confronti dei singolari amici di Alena, si parlava perlopiù di questioni e fenomeni artistici e letterari, tanto che persino Vladimir Bukovskij si ritrovò a leggere i propri racconti, secondo Basilova di livello tutt’altro che mediocre (cf. Basilova 1997: web).
Del tutto peculiare era inoltre il clima che si respirava sin dai primi anni Cinquanta a casa dello scrittore Jurij Mamleev, la cui baracca di legno, oggi scomparsa, ospitava le riunioni di un piccolo gruppo di intellettuali attratti dallo studio di discipline esoteriche come l’occultismo e la teosofia (si leggevano le opere di Rudolf Steiner) o di materie all’epoca escluse in massima parte dai dibattiti ufficiali, come la psichiatria (cf. Possamai 2007: web). Tali appuntamenti erano detti in maniera informale ‘gli incontri di Južin’, dal nome della strada che li ospitava, Južinskij (oggi Bol’šoj Palaševskij) pereulok 3 (cf. Parisi 2017: 73). Tra gli spazi che rivestirono una certa importanza a Mosca sono inoltre da menzionare almeno l’appartamento dove si riuniva il circolo Ioffe-Saburov, poeti a cui si unirono nel corso degli anni Sessanta anche altri autori, tra cui Michail Ajzenberg (cf. Caramitti 2010: 25), e soprattutto l’atelier di Il’ja Kabakov, situato in una soffitta di un palazzo liberty in Sretenskij bul’var 6. Negli anni Settanta lo studio di questo importante e celebrato artista divenne il luogo simbolo del concettualismo artistico e letterario russo (cf. ibid.: 319).

Federico Iocca
[30 giugno 2021]

Bibliografia

Versione aggiornata di: Iocca F., Appartamenti di Mosca, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 357-359.

Cita come:
Federico Iocca, Appartamenti di Mosca, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2 © 2021 Author(s)
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