Date: 1950-1990

Elenco dei “magnitofonščiki” , Leningrado, 1981. Organizzatore Kurčev Nikolaj.

Luogo: Mosca, Leningrado

Descrizione:
Il fenomeno della circolazione clandestina di nastri magnetici e supporti sonori ebbe una diffusione capillare in tutta l’Unione Sovietica, ma si concentrò in alcune cerchie o orbite di persone che ruotavano intorno ai Klub samostojatel’noj pesni (Club della canzone indipendente, KSP) e, soprattutto, intorno ad alcuni raccoglitori o collezionisti. Il numero esatto è difficile da stabilire, tuttavia emergono dal novero dei giovani entusiasti e degli appassionati di musica alcune figure che contribuirono in modo decisivo alla divulgazione e, in seguito, alla conservazione di questi materiali sonori. Si tratta di persone molto diverse per formazione, interessi e grado di coinvolgimento nel processo di diffusione del materiale sonoro attraverso canali non ufficiali: alcuni erano già molto attivi nell’ambito del samizdat, altri limitarono la propria attività a un particolare genere o periodo della loro vita. In ordine cronologico, uno dei primi protagonisti e Ėdmond Nikolaevič Demin (1929-1997) il cui patrimonio, a partire dalla fine degli anni Novanta (1998 circa), viene conservato e ampliato da Pëtr Trubeckoj (1958) diventando così uno dei più importanti archivi sonori (fonoteka) tuttora presenti in Russia. Ėdmond (Ėdik) Demin dirigeva la Sezione municipale di Mosca del turismo acquatico, ma era ben più noto tra i giovani del dopoguerra per aver iniziato, a partire dai primissimi anni Cinquanta, a registrare tutto ciò che riusciva ad ascoltare: concerti, canzoni eseguite sui treni a breve percorrenza e durante i grandi raduni (slët) al di fuori dei centri abitati, nei territori, spesso periferici, dell’Unione Sovietica. Demin divenne ben presto il centro propulsivo del primo magnitizdat, attorno a lui si riunivano molti entusiasti della poesia cantata – sia autori, sia interpreti – in quanto molte canzoni, in quei primi anni, si potevano ascoltare soltanto a casa sua. Alla sua morte la moglie, Zarja Akeksandrovna, e la figlia Marija, si rivolsero a Pëtr Trubeckoj per chiedergli come disporre, nel miglior modo possibile, dell’archivio. Trubeckoj decise allora di assumersi la responsabilità della conservazione del lascito di Demin, scansionò tutti i suoi taccuini e digitalizzò l’archivio. Per svolgere al meglio questo complesso lavoro Trubeckoj si avvalse dell’aiuto di un amico di Demin, Viktor Vladimirovič Redin (1934), anch’egli archivista e curatore di fonoteche, che nel 1962 era stato introdotto da Demin nel mondo dei KSP. L’archivio di Redin è ora curato da Trubeckoj. A Leningrado, invece, sia sul fronte del samizdat sia su quello del magnitizdat era attivo Vladimir Jakovlevič Kovner (1937-), ingegnere meccanico e traduttore, emigrato nel 1979 negli Stati Uniti. Tra il 1960-1961 instaurò i primi rapporti con alcuni appassionati della musica “non di massa”, tra cui Michail Černichovskij (1938-2001), in seguito “uno dei più attivi diffusori del magnitizdat e del samizdat a Piter” (cf. Kovner 2004). Nei primi anni Sessanta, nell’atmosfera di relativa distensione e libertà del periodo del disgelo, Černichovskij soleva trasmettere, durante la pausa pranzo della radio locale, canzoni di Bulat Okudžava, Aleksandr Vertinskij e molti altri, registrate da Kovner, finché l’iniziativa non attirò l’attenzione della dirigenza del Partito e venne pertanto sospesa. Un decennio più tardi, nel 1973, Černichovskij fu il curatore di una raccolta di canzoni di Aleksandr Galič, corredata da alcuni scatti del giornalista e fotografo Michail Balcvinik (1931-1980), a sua volta attivo diffusore di materiale in samizdat e grande collezionista delle canzoni di Aleksandr Vertinskij. Nelle dinamiche di diffusione di tracce sonore spesso la tecnologia svolgeva un ruolo di primaria importanza, soprattutto per quanto riguardava la qualità del materiale registrato. Per tale motivo nel 1962 il nome di Boris Rachlin acquistò un certo rilievo, grazie all’ingombrante apparecchiatura installata nel monolocale a Leningrado in cui viveva con la moglie e due figli; grazie a questo strumento la qualità delle registrazioni aumentò notevolmente, dando un nuovo impulso alla loro diffusione. Nel 1973 Rachlin realizzò un album dal titolo Blatnye pesni (Canzoni della mala) in cui egli, imitando la voce del celebre cantante Leonid Utesov, interpretava un ciclo di canzoni della mala e che in brevissimo tempo si diffuse per tutto il Paese come “nastro di Utesov”, con grande disappunto dello chansonnier russo che non apprezzò l’idea. Un altro Rachlin, Gidalij (Gennadij) Moiseevič (1906-1967) si fece promotore di tre iniziative di grande rilievo nella storia della canzone d’autore degli anni Sessanta. Ex direttore del Negozio dell’Unione degli Scrittori sul Nevskij Prospekt, dopo essere stato condannato per il “Leningradskoe delo” (Affare di Leningrado, è stata una serie di processi svoltisi a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta contro alcuni esponenti politici di spicco accusati di atteggiamenti ostili al governo) e aver scontato la sua pena nei lager staliniani (1949-1956), venne riabilitato dallo Stato sovietico e diventò direttore del negozio di poesia accanto al teatro Marinskij, al cui interno ben presto si formò una sorta di club di appassionati di poesia. Nel 1965 dopo la messa in scena de L’anima buona di Sezuan di Bertold Brecht il direttore dell’allora appena nato Teatr na Taganke, Jurij Ljubimov, insieme ad alcuni attori della troupe fu invitato a casa di Gidalij e Lija Jakovlevna Rachlin. Tra gli attori presenti c’era anche Vladimir Vysockij a cui Ljubimov chiese di cantare alcune canzoni. Il 23 aprile del 1967 si ripete l’incontro, e un terzo avvenne il 9 maggio 1967. Come sottolinea Kovner, “questi tre concerti casalinghi di Vladimir Vysockij e di altri attori del Taganka a casa di G. M. Rachlin sono stati senza dubbio un evento significativo nella storia dello sviluppo e della diffusione delle canzoni dei bardi” (ibid.). A partire dalla metà degli anni Sessanta il destino della ‘poesia con la chitarra’ si legò sempre di più al nome di Vladimir Frumkin (1929-), musicologo, scrittore, giornalista radiofonico, docente di lingua russa, specialista dell’opera di Dmitrij Šostakovič e uno dei primi teorici della canzone d’autore che in quegli anni non aveva ancora uno statuto di genere ben definito. Dal 1964 al 1968 fu il conduttore delle serate letterarie e musicali del celebre Vostok, il primo club di ‘poesia con la chitarra’ nato all’interno della Casa della Cultura degli operai dell’industria alimentare di Leningrado. Di Frumkin rimase celebre la relazione Muzyka i slovo (Musica e parola), letta nel maggio del 1967 sulle rive del fiume Kljaz’ma, nei pressi di Petuški (Vladimirskaja oblast’) durante il primo Seminario nazionale sui problemi della canzone indipendente (d’autore), a cui presero parte molti autori di Mosca, Leningrado, Novosibirsk e Minsk. Frumkin strinse presto amicizia con Bulat Okudžava, Aleksandr Galič, Julij Kim, Aleksandr Gorodnickij e molti altri, mantenendo i rapporti anche dopo l’emigrazione negli Stati Uniti, nel 1974, quando iniziò a dedicarsi attivamente alla promozione dei poeti con la chitarra in terra nordamericana. Ricorda Kovner che, nei giorni precedenti la partenza di Frumkin, egli aveva preparato con Michail Kryžanovskij (1943-1994) 12 cassette contenenti registrazioni di buona qualità di canzoni di vari autori. Frumkin prese con sé le cassette di Okudžava e di Vysockij, mentre preferì spedire quelle di Galič tramite l’ambasciata americana. Alla dogana, gli addetti smagnetizzarono tutti i nastri che Frumkin aveva tentato di far uscire dall’URSS, mentre il pacco con i nastri di Galič scomparve misteriosamente. Nel 1980 e 1986 Frumkin riuscì a pubblicare due raccolte di canzoni di Bulat Okudžava con annotazioni musicali (spartiti), i testi in russo e in inglese e alcune suggestive fotografie (cf. Okudžava 1980, 1986). L’ingegnere e fisico Michail Kryžanovskij, oltre a essere uno dei maggiori attivisti del Vostok, divenne, negli anni Settanta, uno dei massimi collezionisti di Leningrado, custode delle canzoni di 104 autori. Proprio a lui alla fine degli anni Ottanta, cioè in piena perestrojka, si rivolse la casa discografica sovietica Melodija per iniziare a stampare su disco le raccolte complete dei maggiori cantautori, che nell’ultimo scorcio di Unione Sovietica erano molto più visibili e tollerati. La lista di collezionisti impegnati in questa pratica è molto più ricca e variegata e il quadro è eterogeneo e frammentario, ma le persone qui citate sono da considerarsi protagonisti indiscussi del movimento di circolazione e diffusione del materiale sonoro all’interno dell’Unione Sovietica. È interessante ricordare anche alcune figure che si mossero al di fuori dei confini dell’URSS, in particolare Aleksandr (Alik) Štromas (1931-1999), storico e pubblicista di origine lituana, docente di politologia in varie università degli Stati Uniti e del Regno Unito, e amico di lunga data di Vladimir Kovner. Nel 1974, insieme a un terzo amico, realizzarono il primo disco di canzoni di Aleksandr Galič che Štromas riuscì a stampare all’estero. L’imponente archivio di Štromas è ora conservato nella sua citta natale, Kaunas, in Lituania. Nel 1977, a Parigi, invece comparve il monumentale lavoro di Vladimir Efimovič Alloj (1945-2001), Pesni russkich bardov (Le canzoni dei bardi russi); l’opera comprendeva 40 cassette che offrivano un vasto panorama della poesia con chitarra fino ad allora registrata, inclusi interpreti meno noti dentro e fuori i confini dell’Unione Sovietica. La collezione era accompagnata da 4 volumi con i testi delle canzoni. Benché nella prima edizione la qualità del suono fosse scarsa e i volumi contenessero molti errori, l’edizione rimane una pietra miliare nell’ambito del tamizdat musicale (cf. Alloi 1997). Infine, sul fronte della musica rock, che in Unione Sovietica si diffonde (sempre in maniera non ufficiale) a partire dagli anni Settanta, vale la pena ricordare Joanna Stingray (nata Joanna Fields, 1960), cantante e attrice americana che negli anni Ottanta divenne una figura centrale della diffusione di musica rock russo-sovietica in Occidente. Dopo un viaggio a Leningrado durante il quale conobbe Boris Grebenščikov (1953-) e gli altri protagonisti della scena rock dell’epoca, iniziò a trafugare all’estero la loro musica fino a realizzare, nel 1986, il doppio album Red Wave: 4 Underground Bands from the Soviet Union che conteneva canzoni di Akvarium, Kino, Alisa, Strannye Igry e altri. Fu il primo contatto per l’Occidente con la musica rock sovietica (cf. Stingray 1986).

Giulia De Florio
[30 giugno 2021]

Bibliografia

  • Alloj V., Pesni russkich bardov, YMCA Press, Parigi 1977.
  • Frumkin V., Muzyka i slovo, 22 dicembre 1997, http://www.ksp-msk.ru/ page_42.html, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Frumkin V., Pevcy i voždi, Accent Graphics Communications, Ottawa 2017.
  • Kovner V., Zolotoj vek magnitizdata, “Vestnik”, 7, 31 marzo 2004, http://www.vestnik.com/issues/2004/0331/win/kovner.htm, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Okudžava B., 65 pesen, in V. Frumkin (a cura di), Ann Arbor, vol. 1, Ardis, Michigan 1980.
  • Okudžava B., 65 pesen, in V. Frumkin (a cura di), Ann Arbor, vol. 2, Ardis, Michigan 1986.
  • Ronkin V., Magnitofonnyj samizdat, 2000, http://ronkinv.narod.ru/brd.htm, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Stingray J. (a cura di), Red Wave: 4 Underground Bands from the Soviet Union, Big Time Records, 1986.

Versione aggiornata di: De Florio G., Diffusione e conservazione, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 335-339.

Cita come:
Giulia De Florio, Archivisti del suono (magnitofonščiki), in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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