Nell’appartamento di M. V. Panov. In piedi: E. N. Širjaev e S. M. Kuz’mina; siedono: L. L. Kasatkin, M. V. Panov, R. F. Kasatkina. © Foto di E. A. Zemskaja. Da Kalenčuk M., Zemskaja E. (a cura di), Žizn’ jazyka II…, JaSK, Moskva 2007: 962.

Date: anni ’70-anni ’90

Luogo: Mosca

Descrizione:
Djatel (Il picchio) è il nome assunto da un gruppo di linguisti moscoviti, riuniti intorno alla figura carismatica di Michail Viktorovič Panov (1920-2001). Studioso brillante ed eclettico, con un ampio spettro di interessi scientifici che spaziano dalla linguistica alla teoria del verso e della letteratura, Panov si forma alla facoltà filologica dell’Istituto Civico di Pedagogia di Mosca (MGPI), dove è allievo dei principali rappresentanti della Scuola fonologica di Mosca (R. I. Avanesov, V. N. Sidorov, A. M. Suchotin, A. A. Reformatskij, P. S. Kuznecov). Prosegue gli studi dottorali presso lo stesso Istituto e dagli anni Cinquanta affianca in maniera sempre più consistente i suoi maestri nella didattica e nelle ricerche, diventando di fatto il principale prosecutore della tradizione fonologica d’impronta moscovita.
Nel 1958 è invitato dall’accademico V. V. Vinogradov a impiegarsi presso l’Istituto di Lingua Russa dell’Accademia delle Scienze, dove dirige dapprima il gruppo di fonetica e successivamente la sezione di lingua russa contemporanea; parallelamente tiene dei corsi alla facoltà di lettere del MGU (cf. Novikov 2017: web). In questi ambienti si distingue subito per le sue capacità intellettuali e professionali, diventando ben presto una figura trainante e di riferimento per colleghi e studenti. Negli anni del disgelo la sua attività all’Istituto prosegue in maniera vivace e promette importanti sviluppi, ma nel periodo successivo è destinata a subire una battuta d’arresto (cf. Novikov 2018: 269-270, 288). Panov inizia a mostrare insofferenza per il rinnovato clima di controllo ideologico sulla cultura che interviene con la stagnazione brežneviana e che colpisce inevitabilmente anche gli ambienti dell’Istituto (cf. Klobukov 2007: 22); egli si spinge anche a prese di posizione più coraggiose: nel 1966, in seguito al processo agli scrittori Ju. M. Daniėl’ e A. D. Sinjavskij, indirizza una lettera a L. I. Brežnev con la richiesta di grazia per i condannati (cf. Novikov 2017: web) e nel 1968 interviene presso la direzione della sezione di lingua e letteratura dell’Istituto in difesa di un gruppo di colleghi che rischia il licenziamento per aver firmato una lettera di protesta contro l’ingresso delle truppe sovietiche a Praga (cf. Novikov 2018: 270). Sono affronti che lo portano presto ad attirarsi i sospetti e le ostilità degli organi di controllo connessi alla struttura accademica. Le tensioni si acuiscono quando in quello stesso anno nella direzione dell’Istituto subentra F. P. Filin. Membro corrispondente dell’Accademia, marrista in gioventù e principale responsabile, nel 1948, della campagna repressiva condotta a Leningrado contro i linguisti non allineati al marrismo (cf. Družinin 2012: 170), anche nel nuovo contesto moscovita Filin si serve della sua posizione dirigenziale per ostacolare l’attività di studiosi ritenuti ideologicamente sovversivi. Panov non rinuncia a manifestare il proprio dissenso verso le modalità di azione del nuovo direttore e invia una lettera al Comitato Centrale dove denuncia la drammatica situazione in cui versa l’Istituto (cf. Krysin 2002: 289), dando prova di notevole coraggio morale. Il conflitto è ormai insanabile e l’affronto gravido di conseguenze: nel 1971 le pressioni sempre più insostenibili esercitate da Filin e dai vertici politici dell’Istituto inducono Panov a licenziarsi. Poco più tardi gli viene ritirata la tessera di partito (cf. Novikov 2018: 271). Termina così la parabola dello studioso negli ambienti ufficiali dell’Accademia, che per un periodo ostacolerà la diffusione dei suoi lavori scientifici e bloccherà quelli in corso di pubblicazione. Panov ripiega su un istituto di ricerca più modesto e marginale (cf. ibid.: 272-273), ma prosegue il lavoro con la stessa dedizione, distinguendosi presto anche nel nuovo ambiente (cf. Klobukov 2007: 24), e riuscendo comunque a trovare modalità alternative per non interrompere le relazioni e l’attività scientifica condotta nel periodo precedente.
Sono queste le premesse che portano alla nascita di Djatel. A partire dagli anni Settanta, la riflessione scientifica arrestata sul fronte ufficiale trova una prosecuzione naturale nella dimensione privata di casa Panov, situata al numero 21 dell’Otkrytoe šosse (cf. Ivanova-Luk’janova 2007: 29); frequentato regolarmente da amici, colleghi e allievi sin dagli anni Sessanta, l’appartamento di Panov è lo spazio ideale per accogliere le riunioni di un circolo informale di linguisti, composto da ex colleghi e allievi, che iniziano a incontrarsi mensilmente, lungo un arco complessivo di trent’anni, per proseguire il dialogo con Panov in maniera libera, spontanea e indipendente. Il nome Djatel (Il picchio), scelto per definire il gruppo, è un richiamo simbolico alle caratteristiche che contraddistinguono l’attività di questi studiosi, che lavorano con perseveranza e determinazione e che, come ricorda G. Ivanova-Luk’janova, “condividono l’aspirazione a scavare fino all’essenza delle cose” (per corrispondenza, CM). Fra i partecipanti rientrano specialisti dei vari settori della linguistica come E. A. Zemskaja, M. Ja. Glovinskaja, G. N. Ivanova-Luk’janova, N. E. Il’ina, L. L. Kasatkin, R. F. Kasatkina (Paufošina), I. I. Kovtunova, E. V. Krasil’nikova, L. P. Krysin, S. M. Kuz’mina, E. N. Širjaev. Nell’ambito degli incontri, che acquistano una forma seminariale, si leggono relazioni, si tengono interventi, volti ad approfondire opinioni e stimolare la riflessione critica su argomenti linguistici. I materiali del seminario confluiscono in una rivista manoscritta, anch’essa denominata “Djatel” (cf. Novikov 2018: 284), che viene confezionata di volta in volta in copia singola dai partecipanti, sotto la guida attenta di Panov. La decorazione della copertina, dove vengono apposte le firme di tutti con vari colori, è un momento quasi rituale degli incontri, in cui emerge con particolare evidenza il senso di appartenenza ad un’esperienza condivisa (cf. Ivanova-Luk’janova 2011: 36). Nonostante la fattura casalinga e la grafica piuttosto naive, la rivista ha un carattere propriamente scientifico, con contributi che riprendono e approfondiscono le questioni più care alla Scuola linguistica moscovita, riservando una particolare attenzione ai concetti cardine della teoria fonologica (fonema, alternanze posizionali, neutralizzazione e iperfonema) e alla loro applicazione nelle altre branche linguistiche (cf. Bulatova et al. 2001: 9). Ad oggi non è stato possibile accedere ai materiali della rivista, che sono conservati, almeno in parte, presso l’archivio dell’Istituto di Lingua Russa Vinogradov di Mosca (per corrispondenza, CM), ma è noto che essa conta almeno cento numeri, che avrebbero costituito, nell’auspicio di Panov, materiale di grande interesse e utilità per i futuri linguisti (cf. Ivanova-Luk’janova 2011: 36). È proprio questa, in ultima analisi, la vocazione principale a cui risponde il seminario, maturato con l’intento di riunire alcune voci, con comuni interessi e visioni scientifiche (cf. Bulatova et al. 2011: 9), che garantiscono una continuità con le tradizioni linguistiche moscovite di cui Panov è il principale erede e le consegnano alle successive generazioni di studiosi. Accanto a questi incontri informali, vanno almeno menzionate, pur meritando un approfondimento specifico, le lezioni che Panov continua a tenere all’MGU tra gli anni Settanta e Ottanta, che diventano un vero e proprio fenomeno culturale della vita intellettuale moscovita di quegli anni, e che costituiscono un’ulteriore dimensione in cui la continuità non si interrompe (cf. Parubčenko 2011; Sedakova: web).

Cecilia Martino
[30 giugno 2021]

Bibliografia

  • Bulatova L., Kuz’mina S., Novikov V., Zemskaja E, Diapazon darovanija. K 80-letiju M. V. Panova, “Voprosy jazykoznanija”, 1 (2001): 3-13.
  • Družinin P., Ideologija i filologija. Leningrad, 1940-e gody. Dokumental’noe issledovanie, t. II, Novoe literaturnoe obozrenie, Moskva 2012.
  • Ivanova-Luk’janova G., M. V. Panov v kalejdoskope vospominanija, in L. Parubčenko (a cura di), Lingvistika i škola-IV. K 90 letiju so dnja roždenija Michaila Viktoroviča Panova (1920-2001), Izd-vo Alt. un-ta, Barnaul 2011: 29-42.
  • Klobukov E., Pamjati Michaila Viktoroviča Panova, in M. Kalenčuk, E. Zemskaja (a cura di), Žizn’ jazyka II: Pamjati Michaila Viktoroviča Panova, Jazyki slavjanskoj kul’tury, Moskva 2007: 17-29.
  • Krysin L., Pamjati Michaila Viktoroviča Panova (1920-2001), “Russian Linguistics”, 26 (2002): 289-292.
  • Novikov V., Stat’ja o M.V. Panove dlja biobibliografičeskogo slovarja «Russkie literaturovedy XX veka», in O. Kling, A. Cholikov (a cura di), Russkie literaturovedy XX veka. Biobibliografičeskogo slovar’. V 3 t., Nestor-Istorija, Moskva – Sankt-Peterburg 2017, http://novikov.poet-premium.ru/texts/349/, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Novikov V., Povest’ o Michaile Viktoroviče Panove, in V. Novikov, Ljubov’ lingvista, Izdatel’stvo “Ė”, Moskva 2018: 251-362.
  • Parubčenko L., Uroki Michaila Viktoroviča Panova, in L. Parubčenko (ed.), Lingvistika i škola-IV. K 90-letiju so dnja roždenija Michaila Viktoroviča Panova (1920-2001), Izd-vo Alt. un-ta, Barnaul 2011: 47-65.
  • Sedakova O., Naši učitelja. Michail Viktorovič Panov. K istorii rossijskoj svobody. Poslednjaja vstreča, http://www.olgasedakova.com/Moralia/291/search, online (ultimo accesso: 30/06/2021).

Cita come:
Cecilia Martino, Djatel di Michail Panov, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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