Cecilia Martino, Il seminario su Blok di Dmitrij Maksimov, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, FUP, Firenze 2021-, vocilibereurss.fupress.net.

Dmitrij Maksimov, © Institut mirovoj literatury RAN.

Date: 1945–1975

Luogo: Leningrado

Descrizione:
Il seminario su Aleksandr Blok (Blokovskij seminar) rappresenta uno degli spazi più significativi dell’attività pedagogica di Dmitrij Evgen’evič Maksimov (1904-1987). Professore all’Università Statale di Leningrado (LGU), capofila degli studi sul Simbolismo russo, specialista illustre di Blok, nonché poeta egli stesso[1], Maksimov nasce in una famiglia della intelligencija prerivoluzionaria e si forma nella temperie culturale della Russia di inizio secolo, diventando depositario di una conoscenza diretta di quella stessa epoca cui consacrerà quasi interamente il percorso lavorativo, nella sua doppia declinazione scientifica e didattica.
Il seminario su Blok occupa un posto di rilievo nel quadro complessivo delle sue attività per il largo seguito ricevuto e l’importanza rivestita in chi lo ha frequentato. Lanciato in forma embrionale nel 1940 presso l’Istituto Pedagogico Pokrovskij di Leningrado, dove all’epoca Maksimov è impiegato come docente (cf. Kuprijanovskij 1989: 9), a partire dagli anni del dopoguerra il seminario si trasferisce e si lega in maniera sempre più specifica e strutturata agli ambienti della facoltà di Filologia di Leningrado. In questa istituzione ufficiale gli incontri proseguono, con alcune interruzioni, per un periodo complessivo di circa vent’anni, in un clima di generale difficoltà, dovuto all’inevitabile sospetto che i temi d’elezione generano negli apparati ideologici connessi alle strutture universitarie. Il seminario, infatti, che ha una focalizzazione mirata sul poeta simbolista a cui deve il nome, ma che diffonde poi uno sguardo più ampio sulle molteplici istanze poetiche ed estetiche del Secolo d’Argento, non può certo trovare facile accoglienza da parte della censura, e anzi ne sfida apertamente i vincoli, che in epoca post-bellica, negli anni della ždanovščina prima e nel periodo della “lotta al cosmopolitismo” poi, tornano ad essere particolarmente opprimenti proprio nei riguardi degli ambienti culturali di Leningrado (cf. Družinin 2012a: 7-8; Sabbatini 2015b: 28).
Ad ogni modo, all’Università Statale il seminario conosce due principali momenti di sviluppo: una prima breve edizione è avviata da Maksimov nell’anno accademico 1945-1946 (cf. Kamenskaja-Minc 1989: 11); le lezioni si tengono una volta alla settimana e accolgono una quindicina di persone fra studenti, tesisti, dottorandi, ma anche alumni e poeti; ai partecipanti viene affidata la compilazione di rassegne bibliografiche su Blok e la stesura di relazioni su aspetti specifici della sua opera o di altri autori riconducibili alla stagione modernista; in un’atmosfera suggestiva, che trascende i confini accademici del fenomeno, evocando, piuttosto, proprio il clima delle riunioni simboliste di inizio secolo (cf. Maksimov 1989: 575), si aprono inoltre proficui spazi di dibattito sui temi affrontati, che vengono approfonditi e raccordati da riflessioni conclusive dello stesso Maksimov (cf. Kuprijanovskij 1989: 9; Kamenskaja-Minc 1989: 11-14). Tra i frequentatori dei primi seminari va ricordata su tutti la futura studiosa Z. G. Minc, brillante allieva di Maksimov che avrà un ruolo di primo piano nella diffusione del suo magistero anche presso l’Università di Tartu (cf. Lavrov 2006: web).
La decisione di rimanere fedele ai temi poetici prerivoluzionari, anche nel periodo in cui con tanta più forza è stata restaurata una linea ideologica della letteratura, denota un certo coraggio intellettuale da parte di Maksimov (cf. Kuprijanovskij 1989: 6); sul finire degli anni Quaranta, tuttavia, con l’acuirsi del conflitto tra “ideologia e filologia”, vengono definitivamente meno le condizioni per il proseguimento di un’attività accademica del tutto svincolata dal diktat ideologico: nel 1950, il docente si allontana temporaneamente dall’Università di Leningrado e si trasferisce di propria iniziativa all’Istituto Pokrovskij, dove insegnerà fino al 1956 (cf. Pajman 2000: 533; Sabbatini 2015a: 204). In questo periodo le sue ricerche si spostano sull’epoca romantica e in particolare sull’opera di Michail Lermontov (cf. Markovič 2007: 255); i lavori del seminario su Blok sono sospesi almeno sul piano ufficiale, ma non si arrestano del tutto, riuscendo a trovare una tenace prosecuzione nell’appartamento privato di Maksimov (cf. Kamenskaja-Minc 1989: 14).
Con l’avvento della destalinizzazione e il ritorno definitivo dello studioso all’Università di Leningrado nel 1957, si riaprono per quest’ultimo le possibilità didattiche e di ricerca accantonate nel periodo precedente. È questa la fase in cui i suoi studi tornano a concentrarsi in modo preponderante sull’opera blokiana, e in cui maturano condizioni più favorevoli per imprimere nuovo slancio alle attività del seminario, che procederanno da questo momento fino alla fine della sua carriera lavorativa, sopraggiunta nel 1975 (cf. Azadovskij-Lavrov 1994: 588; Sabbatini 2015a: 204, 208). L’atteggiamento di generale diffidenza da parte delle autorità verso i temi frequentati non è sfumato del tutto, ma il trattamento loro riservato è senza dubbio più morbido e tollerante di quanto non fosse stato nel periodo staliniano (cf. Kuprijanovskij 1987: 214). È dunque soprattutto in questa seconda edizione che il seminario su Blok può mettere pienamente a frutto la sua vocazione: Maksimov prosegue con dedizione la sua opera di avvicinamento delle giovani generazioni di studenti a quel passato letterario che era stato “dissipato”, rivestendo un ruolo essenziale nella loro formazione. Come rammenta egli stesso in retrospettiva: “Continuavamo ad avere bisogno di Blok, a vedere in lui un grande poeta. Egli ci era necessario, può darsi, sia per avere un qualche ultimo dialogo con la coscienza, sia per comprendere le vie d’accesso alla ‘consapevolezza estetica’ del nostro tempo” (Maksimov 1986: 379).
Accanto alle attività già sperimentate negli anni Quaranta, viene proposta una nuova tipologia di lavoro, concepita da Maksimov come una “passeggiata lungo diverse poetiche” (progulka po raznym poėtikam), che prevede l’approfondimento specifico di singoli componimenti e la relativa produzione di analisi del testo (cf. Al’mi 2007: 35; Bel’kind 2007: 202), ma l’aspetto più apprezzato dagli studenti resta comunque quello del dibattito e del libero scambio di riflessioni con il loro professore. Tra i frequentatori della nuova edizione si distinguono i nomi di V. B. Krivulin, S. G. Stratanovskij, T. S. Bukovskaja, K. М. Butyrin, L. V. Vasil’ev, A. S. Kušner, K. M. Azadovskij, V. L. Toporov, E. A. Kumpan, L. N. Stolovič, S. S. Grečiškin etc.; il seminario coinvolge anche le vecchie leve, come la già citata Z. G. Minc e attira inoltre l’attenzione di studiosi già affermati, quali B. F. Egorov e V. Ja. Propp (cf. Sabbatini 2015a: 207; 2020: 45).
In questo elenco va rilevata la presenza di molti dei futuri esponenti della “Seconda cultura” di Leningrado, la cui identità poetica prenderà forma, oltre che dall’impronta di altri maestri emblematici come G. S. Semёnov, D. Ja. Dar, T. G. Gnedič, E. G. Ėtkind, proprio attraverso la rielaborazione della tradizione simbolista e modernista, resa accessibile e assimilata nelle lezioni seminariali di Maksimov (cf. Dolinin-Severjuchin 2003: 11; Sabbatini 2015: 206-207). Si precisa, in tal senso, il significato storico-culturale profondo dell’attività pedagogica di quest’ultimo e, in particolare, del suo seminario, che acquista in definitiva una duplice valenza, scientifica e letteraria. Se da un lato, con la sua attività, Maksimov integra la produzione scientifica e, offrendo l’esempio di indagini non inficiate dal “volgare sociologismo”, ma animate da una autentica vocazione alla ricerca, dà avvio ad una solida genealogia di studiosi del simbolismo che prosegue sino alla contemporaneità (cf. Egorov 2004: 46-47; Lavrov 2006: web), dall’altro lato, egli rende possibile quell’incontro tra generazioni poetiche, che risulterà determinante per il ripristino, operato dai protagonisti della cultura indipendente, dei meccanismi naturali dell’evoluzione letteraria che la politica ideologico-culturale staliniana aveva cercato in ogni modo di arrestare (cf. Sabbatini 2020: 12). Nello spazio del suo seminario, si creano in tal modo i presupposti per la maturazione di un terreno fertile che garantisce la preservazione delle tradizioni poetiche moderniste e ne assicura la vitalità e lo sviluppo anche in epoca sovietica.
Maksimov muore agli albori della perestrojka, quando il Secolo d’Argento ha ormai definitivamente cessato di essere un tema proibito: parafrasando il ricordo di una sua ex allieva, sembra che egli abbia accompagnato le nascenti generazioni letterarie sino a quel preciso momento, in un cruciale cammino di recupero di una feconda epoca poetica dall’oblio (cf. Galanina 2007: 129).

Note

[1] L’attività poetica accompagnerà Maksimov lungo tutto il corso della vita, rimanendo confinata ad una dimensione privata. Tra la ristretta cerchia di chi frequenta i suoi versi rientrano poeti del calibro di A. A. Achmatova, B. L. Pasternak, N. A. Zabolockij, K. K. Vaginov, con i quali Maksimov intrattiene rapporti di stima e conoscenza. Alcune poesie saranno pubblicate con lo pseudonimo di Ignatij Karamov (talvolta Ivan Ignatov) nei primi anni Settanta in tamizdat, sui numeri 79, 87, 88 di “Grani”. Al 1982 risale la prima pubblicazione in volume edita a Losanna per L’Âge d’Homme, sempre sotto pseudonimo, ma senza la supervisione dell’autore. I primi componimenti a sua firma circoleranno, già postumi, in samizdat, in particolare nel numero 11 di “Obvodnyj kanal” e nel 75 di “Časy”, corredati, in quest’ultimo luogo, da una prefazione di S. G. Stratanovskij. Una seconda raccolta in volume sarà curata infine da K. M. Azadovskij e uscirà a San Pietroburgo nel 1994, in epoca ormai post-sovietica.

Cecilia Martino
[31 dicembre 2022]

Bibliografia

Letteratura citata

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Sitografia

Cita come:
Cecilia Martino, Il seminario su Blok di Dmitrij Maksimov, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
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