“Časy”, indice del n. 22, 1979. Archivio Memorial di San Pietroburgo.

Titolo della rivista:
“Časy”  [L’orologio]

Date: [giugno] 1976-1990

Luogo di edizione: Leningrado

Redattori: Boris Ivanov, Boris Ostanin

Principali collaboratori: Igor’ Adamackij, Vjačeslav Dolinin, Arkadij Dragomoščenko, Sergej Korovin, Jurij Novikov, Boris Ostanin, Sergej Šeff, Julija Voznesenskaja

Numeri totali: 80

Descrizione: 
Il periodico esce a Leningrado tra il 1976 e il 1990 per iniziativa di Boris Ivanov. Nasce contemporaneamente alla rivista “37” e contestualmente alla mancata pubblicazione dell’antologia di poeti Lepta da parte dell’editore Sovetskij pisatel’ (cf. Parisi 2013: 97). Il nome “Časy” (L’orologio) viene coniato da Boris Ivanov allo scopo di sottolineare la precisa cadenza e la continuità con cui è condotto il progetto editoriale. A differenza di altri progetti di periodici clandestini dell’epoca, spesso estemporanei, meno coordinati e non duraturi, le uscite bimestrali di “Časy” saranno regolari e la longevità della rivista non conoscerà pari nel samizdat. Accanto alla redazione che lavora alacremente, altro elemento di distinguo del periodico è la distribuzione a pagamento, per una discreta somma che va dai 12 ai 15 rubli; l’autofinanziamento si rivela necessario per sostenere il lavoro delle dattilografe, considerando che la tiratura minima di ogni numero è di 10 copie, con un numero di pagine dalle 200 alle 300. Esemplari della rivista arrivano a circolare a Mosca, Kiev, Odessa, Sverdlovsk, Tallinn, Riga. Nella prima fase si tenta anche la via della collaborazione con la concorrente rivista leningradese “37”, tuttavia le visioni differenti tra Viktor Krivulin e Boris Ivanov non portano a una comunione di intenti, né a un reale tentativo di fusione. Rispetto a “37”, che ha un taglio più filosofico-religioso, oltre che letterario, “Časy” amplia gli orizzonti estetici, dando maggiore spazio al genere della prosa, alla critica letteraria e, soprattutto, alle traduzioni di letteratura occidentale; questa sezione è affidata a Boris Ostanin, che a partire dal quarto numero svolge le mansioni di coredattore. La pubblicazione mantiene la denominazione di almanacco letterario fino al 1978, fino all’undicesimo numero. Dal n. 12, “Časy” acquisisce i crismi della rivista letteraria, conserva la cadenza bimestrale, ma con una redazione ampliata aggiunge la sezione di cronaca curata da Jurij Novikov e Sergej Šeff, dove si descrivono eventi culturali e letterari non ufficiali, come l’organizzazione di mostre, serate letterarie in abitazioni private, letture di poesia, conferenze del movimento non ufficiale e relazioni al seminario filosofico-religioso (cf. Severjuchin 2003: 463-465). Jurij Novikov cura anche la sezione di arti figurative, coadiuvato da Sergej Koval’skij, Sergej Šeff e Viktor Antonov. Dal 1978 collaborano in redazione in maniera più stabile anche Igor’ Adamackij, Arkadij Dragomoščenko, Sergej Korovin e Vjačeslav Dolinin (cf. Sabbatini 2003: 28-32). Sin dai primi numeri del periodico è attiva la presenza di Julija Voznesenskaja, che coordina la sezione di poesia. Il rifiuto dell’editore di stato di dare voce ai poeti non ufficiali di Leningrado nel progetto di Lepta, avrebbe generato come reazione una proliferazione di iniziative editoriali promosse dal collegio redazionale di “Časy”. Come appendice al periodico usciranno le raccolte di poesie di Sergej Stratanovskij, Elena Ignatova, Viktor Krivulin, Leonid Aronzon e Elena Švarc, ma anche la prosa di Michail Berg e Arkadij Dragomoščenko, nonché la critica letteraria di Grigorij Pomeranc.
La duttilità delle sezioni proposte è una caratteristica di “Časy”; in singoli numeri compaiono ampi articoli dedicati alle arti figurative, alla musicologia, soprattutto negli anni Ottanta si pubblicano articoli dedicati al rock e al jazz (n. 31, n. 33), o dedicati a questioni scientifiche, come accade ad esempio nel n. 33 del 1981. Talvolta appaiono contributi sui diritti civili e sul pensiero politico, come con Revol’t Pimenov (n. 73 e n. 79). Caratteristica soprattutto degli anni Settanta è la presenza più costante della sezione filosofica e religiosa, anche con interessanti saggi dello stesso redattore Boris Ivanov (sull’esistenzialismo al n. 10), o di Tat’jana Goričeva e Boris Grojs (pseud. Suicidov), già attivi nella redazione di “37”. A farla da padrone, sono tuttavia le sezioni di prosa, di poesia, di critica letteraria e di traduzione. Nella narrativa leningradese, tra gli altri, si distinguono Andrej Ar’ev, Arkadij Bartov, Igor’ Adamackij, David Dar, Evgenij Zvjagin, Fedor Čirskov, mentre tra i poeti Leonid Aronzon, Roal’d Mandel’štam, Dmitrij Bobyšev, Petr Brandt, Tamara Bukovskaja, Evgenij Venzel’, Sergej Stratanovskij, Elena Ignatova, Viktor Krivulin, Elena Švarc, Lev Losev, Oleg Ochapkin, Evgenij Rejn, Ėduard Šnejderman et al. Si può affermare che rispetto a «37», la rivista sia meno selettiva, qui vi trovano spazio molti più nomi che in altri periodici. Si arriva ad oltre quattrocento autori pubblicati, di cui oltre cento stranieri in traduzione. Altro merito da riconoscere alla rivista è l’ampio spazio concesso agli autori moscoviti, tra cui Sergej Gandlevskij, Ėduard Limonov, Dmitrij Prigov, Ol’ga Sedakova, Bachyt Kenžeev, Vladimir Alejnikov.
Tra i traduttori si distinguono M. Iossel’, B. Ostanin, V. Antonov, M. Chanan, S. Chrenov, V. Kučerjavkin, T. Goričeva. Sul n. 3 del 1976 (150-228) desta particolare interesse uno stralcio della traduzione del Mito di Sisifo di Albert Camus ad opera di Rid Gračëv, che fa seguito alla pubblicazione della sua prosa inedita Adamčik, uscita sul secondo numero del 1976 (cf. Gračëv 2019: 39-78). Sono di rilievo anche le traduzioni di autori di risonanza internazionale che esercitano una certa influenza sulla letteratura non ufficiale, quali C. Castaneda, K. Jaspers, E. Ionesco, S. Beckett, W. Yeats, R. Barthes, C. S. Lewis, A. Robbe-Grillet.
Nel 1978, su iniziativa del collegio redazionale di “Časy” nasce il Premio Andrej Belyj, ancora oggi attivo, che all’epoca si contrappone alle logiche dei premi letterari ufficiali sovietici (cf. Sabbatini 2020: 243-247). A partire dal 1980, sempre grazie a Boris Ivanov e Igor’ Adamackij, “Časy” svolge un ruolo determinante nel raggiungere un accordo per la fondazione del Klub-81 di Leningrado, una associazione di artisti e scrittori non ufficiali controllata dalle autorità sovietiche, con la prospettiva condivisa di una progressiva emersione e pubblicazione delle opere circolanti nel samizdat (cf. Ivanov 2015: 14-76). Sul numero 35 del 1981 (292-297), si dà conto dettagliatamente della nascita del Klub-81 e si riporta il testo dello statuto. Nel corso degli anni Ottanta, la rivista si attesta come spazio libero di dibattito e testimonianza intorno alle attività del Klub-81 e alla pubblicazione dell’antologia Krug (1985), presso Sovetskij pisatel’. Sull’ultimo numero (80, 1990), nella sezione finale, intitolata K istorii kul’turnogo dviženija (Per una storia del movimento culturale), Adamackij pubblica gli stralci di un suo libro in progettazione, con il titolo Klub-81 (vnutri i rjadom). È l’ultimo atto della rivista, che chiude i battenti in coincidenza con la legge che abolisce la censura e, di fatto, apre le porte al diritto di stampa e alla libera editoria. Le copie, anche in versione digitalizzata, sono disponibili nella collezione del Centro Andrej Belyj di San Pietroburgo (Archiv Centra Andreja Belogo: web), molti originali sono conservati presso l’archivio Memorial di San Pietroburgo e presso il Centro di Ricerca sull’Europa Orientale dell’Università di Brema (Forschungsstelle Osteuropa – FSO).

Marco Sabbatini
[30 giugno 2021]

Bibliografia

  • Archiv Centra Andreja Belogo, Sankt-Peterburg, http://samizdat.wiki/index.php/Архив_журнала_«Часы», online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Dolinin V., Ivanov B., Ostanin B. Severjuchin D. (avt.-sost.), Samizdat Leningrada. 1950-e – 1980-e. Literaturnaja ėnciklopedija, Novoe Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2003.
  • Forschungsstelle Osteuropa – FSO Archivio del Centro di Ricerca sull’Europa Orientale dell’Università di Brema, https://www.forschungsstelle.uni-bremen.de/, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Gračev R., Adamčik (1962), trad. it. Adamčik. Un eroe neorealista nella Russia sovietica, a cura di M. Sabbatini, trad. it. di Marta Capossela, Pisa University Press, Pisa 2019.
  • Ivanov B., Istorija Kluba-81, Izdatel’stvo Ivana Limbacha, Sankt-Peterburg 2015.
  • Komaromi A. (ed.), Project for the Study of Dissidence and Samizdat, University of Toronto,  https://samizdatcollections.library.utoronto.ca/islandora/object/samizdat%3Achasy, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
  • Parisi V., Il lettore eccedente. Edizioni periodiche del samizdat sovietico, 1956-1991, Il Mulino, Bologna 2013.
  • Sabbatini M., Voci dal samizdat di Leningrado. Incontri con Vjačeslav Dolinin, Tamara Bukovskaja, Ėduard Šnejderman, “eSamizdat”, 1 (2003): 27-37.
  • Sabbatini M., “Quel che si metteva in rima”: cultura e poesia underground a Leningrado, Collana di Europa Orientalis, Salerno 2008.
  • Sabbatini M., Leningrado underground. Testi, poetiche, samizdat, WriteUp, Roma 2020.

Versione aggiornata di: Sabbatini M., Časy (L’orologio), in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 250-254.

Cita come:
Marco Sabbatini, Časy, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini,  Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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