Date: 25-28 luglio 1980
Luogo: Mosca
Descrizione:
Nelle prime ore del 25 luglio 1980, in una Mosca blindata per il contemporaneo svolgimento dei Giochi della XXII Olimpiade, moriva all’età di 42 anni il poeta con la chitarra per antonomasia dell’era sovietica: Vladimir Vysockij, figura di culto venerata in ogni angolo del paese. I cantautori ricchi di talento furono diversi in quegli anni di ampia diffusione del magnitizdat. Nessuno dei pur grandi Bulat Okudžava, Aleksandr Galič o Julij Kim, per citare i nomi più noti, poteva però vantare la popolarità di Vysockij. La sua fama crebbe al pari dell’ostracismo riservatogli da quell’apparato governativo che gli aveva sì concesso il passaporto valido per l’espatrio, ma che continuava a sorvegliarlo, centellinandone la presenza sui canali ufficiali e stampando i suoi dischi con tirature irrisorie rispetto al successo riportato. Accompagnata dal suono di una chitarra spesso mal accordata di proposito, la sua voce roca e strozzata riuscì nell’impresa di riunire tutti gli strati della società sovietica: dagli operai agli intellettuali, dai detenuti ai dirigenti di partito, dai reclusi nei campi di lavoro agli agenti del KGB, tutti si identificavano nelle canzoni di Vysockij (cf. Sacchi 2009: 11). Proprio a causa del contenuto scabroso ed eterodosso di gran parte di quei brani, a livello pubblico le cose funzionavano però in maniera diversa. Il segno più emblematico della posizione assunta dal potere nei confronti di Vysockij sta nella vana reticenza ostentata alla notizia della morte, prematura, improvvisa e al contempo preventivata come quella di tutti i poeti maudits. Gli unici organi di stampa a darne conto furono i quotidiani “Sovetskaja Kul’tura” e “Večernaja Moskva”, sul quale il 26 luglio apparve un freddo necrologio di poche righe (cf. Orech 2018: web). Nonostante il silenzio dei mezzi di informazione la notizia si diffuse rapidamente tramite passaparola, portando nelle ore e nei giorni successivi migliaia di persone al 28 della Malaja Gruzinskaja, dove Vysockij viveva, e soprattutto nella piazza antistante il Teatro alla Taganka, spazio scenico a cui il nome dell’artista (poliedrico e acclamato attore, oltre che cantante) è ancora oggi legato a doppio filo. Tra i tanti ruoli di successo, celeberrima rimane l’interpretazione di Amleto, una replica del quale era in programma proprio il 27 luglio su quello stesso palcoscenico: fu questo l’unico spettacolo che in quei giorni surreali il regista e fondatore del teatro Jurij Ljubimov ebbe il permesso di annullare: non un solo spettatore, tuttavia, si sarebbe presentato per chiedere il rimborso del biglietto. Il giorno seguente, un lunedì (secondo l’opinione di alcuni accuratamente scelto dalle autorità per scoraggiare la partecipazione all’evento), una folla composta, secondo i numeri della polizia, da oltre centomila persone (cf. ibid. 2018) si dispose in una fila di diversi chilometri per dare l’ultimo saluto al bardo, la cui salma era stata esposta a partire dalla mattina nel foyer del teatro (cf. Sacchi 1992: 16). Il feretro fu trasportato nel pomeriggio al cimitero Vagan’kovo, scortato da migliaia di moscoviti. La più grande mobilitazione spontanea dell’era Brežnev, contenuta a stento dalle forze dell’ordine (presenti in massa persino con reparti a cavallo, a dispetto del silenzio imposto) suscitò tanto più clamore in una Mosca del tutto anomala, preventivamente ripulita di tutti quegli emarginati cantati qualche anno prima nel brano Milicejskij protokol (Verbale di polizia) e il cui unico rifugio era costituito dalla bottiglia.
Le esequie tenutesi in quegli afosi giorni di luglio, mentre la capitale sovietica si trovava sotto i riflettori dell’opinione pubblica mondiale, rappresentarono un evento senza precedenti, a proposito del quale il pur celebre e apprezzato scrittore Jurij Trifonov ebbe a dire: “dopo Vysockij non si potrà più morire” (cf. Orech 2018: web).
Verbale di polizia
(…)
Permettete due parole fuori dal verbale?
Che ci insegnano la scuola e la famiglia?
Che quelli là, sarà la vita a condannarli!
Beh, qui siamo d’accordo. Diglielo, Sergino!
Non appena si risveglia domattina, state certi che dirà:
che sia la vita a condannarli, sia la vita a perseguirli!
Voi lasciate stare! È tutto guadagnato!
Ma perché questa cagnara, se è la vita a condannarli!
Non ci badate: Sergino annuisce di continuo
ma è sveglio, capisce tutto al volo.
Se sta zitto è solo per agitazione,
per presa di coscienza, dico, per lucidità.
Ehi gente, non ci chiudete dentro: a casa piangono i bambini.
Lui deve andare a Chimki, e io a Medvedki.
Ma sì, tanto gli autobus non passano,
la metro è chiusa, i taxi non ci pigliano.
Però, fa piacere che qualcuno ci rispetta qui.
Guarda, ci portano, Sergetto, ci danno un passaggio.
Non ci sveglierà più il gallo con i suoi chicchirichì,
sarà il sergente a tirarci su, come si fa con le persone.
Solo la musica ci manca; non appena ci svegliamo…
ho infrattato un rublo, Sergetto: i postumi li ricacciamo giù!
Epperò, fratello, che fatica il nostro viaggio.
Ah, poveraccio… ma sì, dormi, riposati Sergetto.
Federico Iocca
[30 giugno 2021]
Bibliografia
- Orech’ A., Vysockij. Glava 116. “Kak umirat’ posle Vysockogo?..”, 28 luglio 2018, https://echo.msk.ru/blog/odin_vv/2245992-echo/, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
- Piretto G.P., Il radioso avvenire: mitologie culturali sovietiche, Einaudi, Torino 2001.
- Sacchi S., Il volo di Volodja [con CD], ARCANA editrice, Milano 1992.
- Sacchi S.., Vladimir Vysotskij: Volodja, Giunti, Firenze-Milano 2009.
Versione aggiornata di: Iocca F., Teatro alla Taganka (Funerali di Vysockij), in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 363-365.
Cita come:
Federico Iocca, Funerali di Vysockij (Teatro alla Taganka), in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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