Il poeta Vasyl’ Stus. Fonte: Еncyclopedia of  Ukraine.

Vasyl’ Stus (1938-1985) è considerato il più grande poeta ucraino della seconda metà del Novecento. Nonostante l’importanza della sua produzione poetica, la sua fama in Ucraina è più legata alla sua attività di dissidente e alla sua partecipazione al Comitato ucraino Helsinki.
Stus nacque nella regione di Vinnycja, nell’Ucraina orientale, ma la sua famiglia si trasferì nel Donbas quando aveva due anni. Studiò all’Istituto pedagogico di Donec’k, allora Stalino, con l’intenzione di trasferirsi a Kiev per gli studi dottorali presso l’Istituto di letteratura dell’Accademia Nazionale delle Scienze della Repubblica Socialista Sovietica Ucraina. Riuscì a trasferirsi a Kiev nel 1963, in un momento in cui la vita letteraria locale stava attraversando una fase di ristrutturazione in chiave conservatrice dopo una manciata di anni di relativa libertà nel contesto del Disgelo. Stus, attivo come poeta dalla metà degli anni Cinquanta, era interessato professionalmente sia agli studi letterari che alla scrittura poetica. Sebbene ricevette giudizi positivi, il suo primo tentativo di pubblicazione in volume fallì. L’atmosfera culturale di cui Stus potette godere in compagnia degli altri šistdesiatnyky fu, ciò nonostante, molto stimolante e importante per la sua formazione letteraria.
Nel 1965 Stus partecipò a un’azione di protesta in seguito a un’ondata di arresti ai danni di numerosi intellettuali ucraini, che gli costò l’espulsione dall’Istituto di letteratura e la fine della sua promettente carriera di giovane studioso. Tra lo stesso anno e il 1972 si barcamenò tra vari lavori manuali per mantenere la famiglia, senza smettere di dedicarsi alla scrittura poetica e agli studi letterari. Intorno al 1970 portò a termine due raccolte di poesia, intitolate rispettivamente Zymovi dereva (Alberi d’inverno) e Veselyj cvyntar (L’allegro cimitero). Zymovi dereva giunse in Occidente e fu pubblicata in tamizdat, mentre Veselyj cvyntar circolò in samizdat tra pochi amici e colleghi. Le differenze tra le due opere sono notevoli. Se Zymovi dereva, sostanzialmente un’antologia della poesia stusiana degli anni Sessanta, è un caleidoscopio di stili e spunti tematici, Veselyj cvyntar è un costrutto poetico di carattere monologico, incentrato sulla decostruzione dell’assurdità della vita quotidiana sovietica e del suo linguaggio.
All’inizio del 1972 Stus fu arrestato insieme a molti altri intellettuali ucraini. Trascorse gran parte dell’anno nella sede centrale del KGB a Kiev, in attesa della sentenza. Fu in quei mesi che la poesia di Stus giunse alla piena maturità. In cella, oltre a comporre numerose liriche originali, Stus si dedicò alla traduzione di un’ampia selezione di poesie di Goethe, che andarono a costituire la seconda parte di Čas tvorčosti / Dichtenszeit (Il tempo dell’arte / Dichtenszeit). La raccolta, tematicamente incentrata sul vissuto dell’io lirico e tendente all’ermetismo, mostra chiaramente il dialogo intertestuale di Stus con la tradizione del modernismo europeo della prima metà del Novecento. Tra il 1973 e il 1979 Stus scontò la pena, dapprima in Mordovia, poi nei pressi di Magadan, senza mai abbandonare la scrittura poetica. Ciò risultò nella creazione di Palimpsesty (Palinsesti), il suo opus magnum, e in una vasta collezione di traduzioni poetiche, soprattutto dal tedesco. L’argomento principale delle lettere di Stus alla famiglia in quegli anni è non a caso la poesia di Rilke e la complessa traduzione dell’opera rilkiana.
Nel 1979 Stus tornò a Kiev, ma il suo impegno politico con il movimento dissidente gli costò un secondo arresto l’anno seguente. Nel famigerato campo Perm’-36 a Kučino, nella regione degli Urali, le già precarie condizioni di salute di Stus peggiorarono notevolmente. Morì nel settembre del 1985. Nel 1989 le spoglie di Stus vennero trasferite a Kiev. Il funerale, a cui si unì un numero impressionante di partecipanti, viene considerato un importante tassello nella rete di eventi che portarono al crollo dell’Unione Sovietica e alla dichiarazione di indipendenza da parte dell’Ucraina.
Poiché Stus diventò rapidamente uno dei miti fondatori dell’Ucraina indipendente, si impose una visione della sua poesia come materializzazione letteraria del suo operato politico. Ciò risultò in un approccio inadeguato alla sua opera, ridotta a mera portavoce delle ambizioni nazionali dell’Ucraina sovietica. La poesia di Stus è invece da leggersi nel solco di una riattivazione del filone modernista della letteratura ucraina, tragicamente interrotto negli anni Trenta con l’eliminazione fisica di un ampio numero di scrittori e intellettuali. La lirica stusiana merita di essere riletta alla luce dell’intenso dialogo intertestuale del suo autore con poeti del calibro di Rilke, Pasternak e Cvetaeva e con la tradizione del modernismo in generale. Al contempo, le lettere di Stus mostrano apertamente la sua volontà di imporsi come un rinnovatore radicale della cultura letteraria ucraina.

Alessandro Achilli
[30 giugno 2021]

Edizioni

  • Stus V.Tvory: u čotyr’och tomachšesty knyhachProsvita, L’viv 1994-1998.
  • Stus V., Zibrannja tvoriv: u dvanadcjaty tomachFaktKyjiv 2007-2009. 

Bibliografia

  • Achilli A., La lirica di Vasyl’ Stus: Modernismo e intertestualità poetica nell’Ucraina del secondo Novecento, FUP, Firenze 2018.
  • Stus D., Vasyl’ Stus: Žyttja jak tvorčistFaktKyjiv 2005.
  • Zinkevyč O.Francuženko M. (eds.), Vasyl’ Stus: V žytti, tvorčosti, spohadach ta ocinkach sučasnykiv, Smoloskyp, Toronto 1987. 

Cita come:
Alessandro Achilli, Vasyl’ Stus, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2 © 2021 Author(s)
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