Vel’sk, 1946–Tel Aviv, 2017 


Arsenij Borisovič Roginskij nasce il 30 marzo 1946 nella cittadina di Vel’sk, in provincia di Archangel’sk, dove il padre, ingegnere, ebreo, arrestato a Leningrado nel 1938, era stato mandato al confino; arrestato nuovamente nel 1951, morirà in un campo di prigionia. Nel 1956 alla famiglia viene concesso di tornare a Leningrado e nel 1962 Roginskij è ammesso all’università di Tartu, in Estonia, alla scuola di Jurij Lotman, dove conosce Gabriel Superfin, uno dei futuri rappresentanti del dissenso. Iniziano a Tartu i suoi studi sui movimenti di opposizione del XIX secolo, dai decabristi ai populisti. Conclusa l’università, lavora come bibliografo alla Biblioteca Nazionale di Leningrado e poi come insegnante di lingua e letteratura russa in una scuola serale. 
In tutto quel periodo, durato una decina d’anni, Roginskij prosegue le ricerche storiche sul movimento rivoluzionario russo. Gradualmente i suoi studi si spostano verso la storia russa del XX secolo. Il suo interesse si focalizza sulle figure e gli episodi meno studiati, sulla ricerca di fonti originali, nonostante l’estrema difficoltà di avere accesso agli archivi statali. 
Consapevole della necessità di recuperare e preservare le testimonianze fattuali sulla storia dell’URSS e soprattutto sul Grande Terrore, frequenta altri giovani studiosi di Leningrado (Aleksandr Dobkin, Sergej Dedjulin) che condividono gli stessi interessi per la ricostruzione della scienza storica indipendente, depurata dalle falsificazioni della storiografia ufficiale. 
Questo intento si era già manifestato nell’attività di molti dissidenti negli anni ’60 (Roy Medvedev, Petr Grigorenko, Mark Popovskij e molti altri), ma Roginskij propone di accentuarne le basi scientifiche. 
Interagisce con alcuni rappresentanti del dissenso, soprattutto la poetessa Natal’ja Gorbanevskaja, che in quel periodo raccoglie materiali per la “Cronaca degli avvenimenti correnti“, il periodico clandestino fondato nel 1968, che documenta le repressioni e le violazioni dei diritti umani, e con quel vasto filone della cultura e informazione clandestina rappresentato dal samizdat. 
All’inizio degli anni Settanta stringe contatti con alcuni intellettuali moscoviti (tra questi Larisa Bogoraz e lo storico Michail Gefter). Nasce in quest’ambito l’idea di “Pamjat’” (Memoria), una raccolta periodica di storia, diffusa dal 1976 al 1982, un caposaldo degli studi storici indipendenti, che unisce alla finalità del recupero della memoria storica un’approfondita attività di ricerca, come recita la prefazione al primo numero: “La redazione ritiene suo dovere salvare dall’oblio tutti i fatti storici e i nomi condannati a scomparire, e soprattutto i nomi di coloro che sono stati uccisi, perseguitati, calunniati, delle famiglie spezzate o distrutte; e i nomi dei carnefici. La cosa più importante è recuperare il fatto storico e divulgarlo con strumenti scientifici”. 
Tutti i contributi della rivista sono anonimi, ma questo non basta a evitare a Roginskij le perquisizioni del KGB, che si ripetono a partire dal 1977.  Nel 1979 viene licenziato dalla scuola; per evitare l’accusa di vagabondaggio e le possibili conseguenze penali viene “assunto” come segretario dal professor Jakov Lur’e, che per questo motivo verrà licenziato. 
Nel 1981, dopo aver rifiutato la proposta di emigrare, viene privato del permesso di accedere alla biblioteca e infine arrestato con l’accusa pretestuosa di aver falsificato una lettera di autorizzazione al lavoro in archivio. Si rifiuta di dare alcuna spiegazione né di fornire testimonianze, affermando di ritenere inappropriata la pratica di limitare l’accesso ai documenti storici; lo stesso punto di vista viene mantenuto nel suo ultimo discorso in tribunale, in cui sostiene indispensabile per il lavoro dello storico la libera fruizione delle fonti archivistiche. 
In sua difesa intervengono numerosi scrittori (tra questi Venjamin Kaverin e Evgenij Evtušenko), storici e altri intellettuali. 
Viene condannato a quattro anni di colonia penale che sconta per intero in diversi campi, rifiutando la proposta di trasferimento con i prigionieri politici e di uno sconto di pena a patto di riconoscere il proprio ruolo nel progetto editoriale di “Pamjat” e di rivelare i nomi degli altri collaboratori.
Dopo la liberazione, nel 1985, diviene uno dei maggiori catalizzatori della forte spinta della società sovietica a far luce sui crimini del terrore staliniano e restituire ai milioni di vittime delle repressioni la dignità del nome e della memoria.
Dal 1986 al 1989 pubblica anonimi sull’almanacco Minuvšee una serie di studi iniziati prima dell’arresto, collabora all’edizione del volume Memorie dei contadini tolstojani 1910-1930 (1989), degli almanacchi Zven’ja (1990-92), partecipa al comitato di redazione delle riviste “Zvezda” e “Otkrytaja politika”.
Nel 1989 è tra i fondatori dell’associazione indipendente “Memorial”, quindi di “Memorial International”, di cui viene eletto presidente e di cui sarà, fino alla morte, il principale ispiratore, contribuendo a costruire una rete di sedi periferiche in Russia e in numerosi paesi europei.
Nel 1990, insieme a Nikita Ochotin, ne inaugura l’omonimo Centro di Scienze e Formazione. 
Dal 1990 al 1993 partecipa come esperto ai lavori delle commissioni governative per i diritti umani, per il passaggio degli archivi del PCUS e del KGB sotto il controllo statale e per la riabilitazione delle vittime delle repressioni politiche. 
Con il suo contributo fondamentale “Memorial” realizza alcuni importanti progetti, come l’enorme banca dati con le pubblicazioni ad essa correlate, il concorso “L’individuo nella Storia: Russia, XX secolo”, basato su documenti familiari o territoriali, in collaborazione con numerose scuole russe. 
Promuove e partecipa al monitoraggio delle violazioni dei diritti umani nelle regioni del Caucaso, tiene contatti con il Gruppo Helsinki e la Corte europea per i diritti dell’uomo e la Fondazione Lev Kopelev. 
Viene insignito di numerosi premi internazionali. 

 Elda Garetto
[31 dicembre 2022] 

Bibliografia

  • Drauschke F., Kaminsky A., Roginskij A., Erschossen in Moskau …: Die deutschen Opfer des Stalinismus auf dem Moskauer Friedhof Donskoje 1950–1953, Metropol’ Verlag, Berlin 2008. 
  • Eremina L., Roginskij A. (a cura di), Rasstrel’nye spiski Moskva, 1937-1941: “Kommunarka”, Butovo: kniga pamjati žertv političeskich repressij, Memorial, Moskva 2000. 
  • Eremina L., Roginskij A. (a cura di), Rasstrel’nye spiski. Moskva, 1935-1953: Donskoe kladbišče (Donskoj krematorij): kniga pamjati žertv političeskich repressij, Memorial, Moskva 2005. 
  • Ochotin N., Roginskij A., O maštabe političeskich repressij v SSSR: 1921-1953, 2005, http://www.osa.ceu.hu/updates/2005/publications/terrorstatsru.htm, online (ultimo accesso: 31/12/2022). 
  • Roginskij A., Gromova T., Vospominanija krest’jan-tolstovcev. 1910–1930 gody, Kniga, Moskva 1989; trad. ingl.: Edgerton W., Memoirs of Peasant Tolstoyans in Soviet Russia, Indiana University Press, Bloomington 1993.  
  • Roginskij A., “Nach der Verurteilung”. Stalins letzte Opfer: verschleppte und erschossene Österreicher 1950–1953, Böhlau Verlag, Wien 2009: 97–140.  
  • Roginskij A., Izbrannye stat’i, vystuplenija, kommentarii k naučnym publikacijam, interv’ju. “Zven’ja”, Moskva 2016: 41-59. 
  • Roginskij A., La chose la plus monstrueuse était l’absence de couleurs, “Cahiers du monde russe”, 2/3 (2018): 369-390.

 Sitografia 

 Filmografia 

Cita come:
Elda Garetto, Arsenij Roginskij, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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