Titolo della rivista:
“A-Ja”
Date: 1979-1986
Luogo di edizione: Parigi
Redattori: Aleksandr Sidorov con lo pseudonimo Aleksej Alekseev; Igor’ Šelkovskij; Aleksandr (Alexander) Kosolapov (1981-1984). Dal 1981 al 1986 la rivista ha avuto anche un comitato di redazione formato dall’artista Sergej Esajan (Sergei Essaian) da Parigi; dalla traduttrice Jamey Gambrell da New York; dagli storici dell’arte e critici Irina Baskina da Parigi; Igor’ Golomštok (Igor Golomstock) da Londra; Boris Grojs (Groys) da Mosca (1981), Monaco (1982-84) e Colonia (1986); Margarita Tupycina (Tupytsin) da Washington (1981) e New York (1982-86)
Principali collaboratori: Negli anni, la rivista si è arricchita di un comitato di collaboratori e corrispondenti dall’estero composto da artisti emigrati, tra cui: negli Stati Uniti, Aleksandr Kosolapov (1980-81); in Italia, Michail Kulakov (Mikhail Koulakov) (1980-86); in Israele, Michail (Michael) Grobman (1980-86); in Austria, Vadim Kosmačëv (Kosmatchof o Kosmatchev) (1981-84); nel Regno Unito, Golomštok (1981-86). La rivista ha inoltre avuto sedi di rappresentanza e punti di distribuzione presso istituzioni artistiche in Giappone (1980-86) e Svizzera (1981-82)
Numeri totali: 8 (inclusa un’“edizione letteraria” del 1985, numero monografico sulla letteratura russa contemporanea a cura di Inna Rakuzina e redatto dal Elena Žurova, recante il numero 1, quindi concepito come inizio di una nuova serie, rimasta poi sulla carta. Nel 1986, l’ultima uscita di “A-Ja” riprende con il numero 7
Descrizione:
“A-Ja” è stata la principale rivista d’arte non ufficiale sovietica, redatta clandestinamente a Mosca dal fotografo e grafico Aleksandr Ivanovič Sidorov (Mosca 1941-2008), e a Parigi da Igor’ Sergeevič Šelkovskij (Orenburg 1937), artista emigrato nel 1976. Benché nel primo numero sia indicata come semestrale, la rivista ha avuto cadenza annuale. Nel primo numero, il nome della testata è traslitterato come “A-Ja”, mentre nei restanti numeri come “A-ya”. Ogni uscita è bilingue, in russo e con traduzione inglese a fronte, a cura di Jamey Gambrell (1980-1983), di Todd Bludeau (1984), di Bludeau e Nicola Verdy (1986). Ogni numero contiene sessanta pagine, stampate in bianco e nero e in formato A4. Ampio spazio viene inoltre concesso alle riproduzioni di opere d’arte, alcune delle quali stampate a piena pagina e/o a colori. Il primo numero dichiara una tiratura di 7000 copie, mentre i successivi numeri 3000 copie. Nei primi due numeri è inoltre riportato il prezzo di copertina nelle principali valute straniere.
Il nome della testata ha tre significati: “A” e “Ja” sono la prima e l’ultima lettera dell’alfabeto russo; l’acronimo di “casella postale”; infine, intese come enunciato semantico, significano “ma io”. Il titolo stesso si presta quindi a molteplici letture: manifesta l’intenzione della rivista di offrire una panoramica esaustiva, dalla ‘a’ alla ‘z’, della nuova arte sovietica; allude alle sue forme di circolazione privata e semi-clandestina, essendo tramandata attraverso canali confidenziali, oppure recapitata in anonime caselle postali; infine esplicita la propria presa di distanza dal conformismo estetico imperante in URSS. “A-Ja” non si prefisse lo scopo di gettare le basi di un mercato dell’arte non ufficiale sovietica, già presente alla fine degli anni Settanta attraverso molteplici canali informali, quanto di divulgare il lavoro di artisti riconducibili alla Soc-art e al Concettualismo moscovita, la cui produzione era costituita principalmente da opere dematerializzate come le akcii (letteralmente “azioni”, quindi performance, happening, interventi ambientali), l’installazione e la poesia concettuale.
L’editoriale riportato nel primo numero dichiara che la rivista intende offrire una panoramica sugli sviluppi dell’arte contemporanea non ufficiale russa (un’intenzione ripresa nel sottotitolo in inglese Unofficial Russian Art Revue [sic]) a un pubblico vasto ed eterogeneo, composto, nell’ordine, da artisti russi (sia fuoriusciti che residenti in URSS), appassionati e critici d’arte. La rivista non rappresentava nessuno specifico gruppo artistico od orientamento estetico, dando spazio a voci nuove e indipendenti che, come esplicitato nell’incipit di ogni uscita, potevano anche divergere dalle opinioni della redazione. Al fine di garantire l’incolumità degli artisti residenti in URSS trattati nei diversi numeri, la redazione dichiarava di pubblicarne testi e opere a loro insaputa.
La copertina del primo numero di “A-Ja” riproduce la tela Opasno (Pericolo, 1973) di Erik Bulatov, artista intervistato da Groys nelle pagine successive, mentre la seconda di copertina presenta una rara fotografia scattata in occasione della mostra organizzata da artisti non conformisti alla periferia di Mosca il 15 settembre 1974, e in seguito dispersa dai bulldozer (da cui il titolo con cui la mostra è entrata nella storia). Segue quindi l’articolo-manifesto Moskovskij romantičeskij konceptualizm, (Concettualismo romantico moscovita) firmato da Boris Groys, testo teorico fondante l’arte non ufficiale sovietica degli anni Settanta e Ottanta, già circolante nel samizdat su “37”, seguito da affondi monografici su alcuni suoi protagonisti: Lev Rubinštejn, Ivan Čujkov, Francisko Infante (di questi ultimi è riportato più avanti anche un testo autobiografico) e infine il gruppo Kollektivnye dejstvija (Azioni collettive). Fin dal primo numero, chiara e programmatica è la presa di posizione della redazione, a sostegno di artisti perseguitati, vietati o semplicemente non riconosciuti in patria, dedicando loro ampio spazio attraverso testimonianze autobiografiche, testi critici a firma di terzi e un ricco apparato iconografico.
“A-Ja” è articolata in rubriche e sezioni ricorrenti, tra cui approfondimenti su artisti contemporanei accompagnati da riproduzioni di lavori recenti, testi di filosofia, teoria e critica delle arti, recensioni di libri, cataloghi e mostre, e interviste ad artisti occidentali (tra cui Joseph Beuys nel numero del 1980). “A-Ja” include inoltre sezioni dedicate allo studio e alla valorizzazione delle avanguardie storiche russe, testi di critica post-moderna sulla cultura estetica ufficiale, con approfondimenti teorici di taglio interdisciplinare anche sul Realismo socialista. Nell’intento di costruire ponti tra URSS e Occidente, la rivista propone inoltre testi incentrati sul dialogo interculturale in ambito figurativo (ad esempio, nel primo numero, si trovano testimonianze sulla mostra “Parigi-Mosca 1900-1930” organizzata al Centre Georges Pompidou nel 1979 e due anni più tardi a Mosca; quindi, un articolo di Aleksandr Kosolapov su Jasper Johns).
Il ruolo fondamentale di “A-Ja” – concepita come rivista “degli artisti e per gli artisti” – nella divulgazione della cultura figurativa prodotta in Unione Sovietica nell’ultimo decennio della sua esistenza ha ottenuto importanti riconoscimenti nel XXI secolo. Tra questi, l’assegnazione nel 2008 del premio Innovacija ai fondatori e redattori Sidorov e Šelkovskij per “il contributo allo sviluppo dell’arte contemporanea”. Nel 2004, la rivista “Artchronika” ha ristampato gli otto numeri di “A-Ja”, in un’edizione curata da Šelkovskij e dalla storica dell’arte Ol’ga Obuchova. Sul sito “Vtoraja Literatura”, tutti i numeri sono interamente consultabili e scaricabili.
Matteo Bertelé
[31 dicembre 2022]
Bibliografia
- “A – Ja” (žurnal), https://vtoraya-literatura.com/razdel_2004_str_1.html, online (ultimo accesso: 31/12/2022).
- Bertelé M., A-Ja. Unofficial Russian Art Review, in Enciclopedia dell’arte contemporanea, vol. 1, Treccani, Roma 2021: 62-63.
- Parisi V., Writing about apparently Nonexistent Art. The Tamizdat Journal “A-Ja” and Russian Unofficial Arts in the 70s-80s, in F. Kind-Kovács, J. Labov (eds.), From Samizdat to Tamizdat. Transnational Media During and After Socialism, Berghahn, New-York-Tokio 2013: 190-205.
- Parisi V., Il lettore eccedente. Edizioni periodiche del samizdat sovietico, 1956-1990, Il Mulino, Bologna 2014.
- Skarlygina E., Žurnalistika russkoj ėmigracii: 1960-1980-e gody, Moskva 2010.
Cita come:
Matteo Bertelé, A-Ja, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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