Iosif Brodskij (a sinistra) e l’artista Oleg Celkov alla Biennale di Venezia nel Novembre 1977. Fonte: “Ėcho” , 2, 1978. 

Titolo della rivista:
“Ėcho” [Eco]

Date: 1978-1986

Luogo di edizione: Parigi

Redattori: Vladimir Maramzin (1934-2021), Aleksej Chvostenko (1940-2004)

Numeri totali: 14

Principali autori: Iosif Brodskij, Sergej Dovlatov, Aleksandr Kondratov, Ėduard Limonov, Genrich Šef, Elena Švarc, Boris Vachtin e Vladimir Vysockij

Descrizione:
Lo scrittore Vladimir Maramzin, già membro del gruppo leningradese Gorožane (Cittadini), emigra in Francia nel 1975, un anno dopo essere stato arrestato per aver riunito, compiendo un’impresa titanica, l’opera di Iosif Brodskij in cinque volumi dattiloscritti destinati al samizdat. Proprio a Parigi, insieme al poeta avanguardista e musicista Aleksej Chvostenko, fonda nel 1978 la rivista letteraria “Ėcho”.
È Iosif Brodskij a suggerire a Maramzin il titolo del periodico, che dal 1979 viene affiancato dalla poesia Ėcho di A. S. Puškin, in legatura stilizzata.
Concepito inizialmente come periodico trimestrale, dopo tre anni di uscite regolari, la rivista è costretta ad interrompere la pubblicazione, in quanto i fondi personali investiti dallo stesso Maramzin nel progetto, unitamente alla mancanza di aiuti economici esterni, si rivelano insufficienti a garantire il rispetto di tale cadenza.
I primi dodici numeri della rivista vengono pubblicati regolarmente dal 1978 al 1980, seguiti da un periodo di pausa fino al 1984, anno di pubblicazione del tredicesimo numero. Il quattordicesimo e ultimo numero della rivista risale al 1986 (cf. Severjuchin 2003: 466).
Nelle intenzioni dei fondatori, la rivista vuole essere un’eco parigina dei processi che, a partire dalla metà degli anni ‘50, avevano caratterizzato il fenomeno della letteratura non ufficiale o ‘Seconda cultura’ in Unione Sovietica.
Consapevoli dell’enorme quantità di letteratura non pubblicata in URSS, Maramzin e Chvostenko si propongono di dare voce a tutti gli scrittori sovietici a cui era stata impedita la pubblicazione o che si erano rifiutati di collaborare con la stampa ufficiale.
Nella loro dichiarazione di intenti, apparsa sul primo numero di “Ėcho” del 1978, gli autori delineano inoltre i fondamenti estetici della nuova pubblicazione indipendente e decidono di non apportare alcuna limitazione alla lingua e al contenuto dei componimenti: è bene accetta e incoraggiata ogni tendenza estetica e letteraria, finanche libertà grammaticali ed esagerazioni (cf. Skarlygina 2004: 16).
È da notare che su “Ėcho” appaiono prevalentemente opere di scrittori leningradesi emigrati in Occidente, connotando la rivista come uno dei canali di riferimento della ‘terza ondata’ dell’emigrazione russo-sovietica. Un numero cospicuo di testi dattiloscritti, pubblicati dal periodico nel corso degli anni, erano stati segretamente portati fuori dall’URSS dallo scrittore e giornalista David Dar, emigrato in Israele nel 1977.
Il piano editoriale di “Ėcho” si fonda su tre pilastri: la pubblicazione di opere di prosa e poesia vietate in Unione Sovietica negli anni della dilagante censura stalinista come, ad esempio, gli scritti di Andrej Platonov; opere appartenenti alla letteratura dell’emigrazione, come quelle di Ėduard Limonov, Vladimir Maramzin, Iosif Brodskij e Sergej Dovlatov e infine, i testi di cui era stata impedita la pubblicazione nei canali ufficiali, riconducibili alla cosiddetta nepodcenzurnaja literatura (letteratura non sottoposta alla censura) e circolati unicamente in samizdat, come gli scritti di Andrej Bitov, Rid Gračëv e Aleksandr Kondratov.
A sottolineare il valore della rivista “Ėcho”, va ricordata la raccolta di tre volumi Kollekcija: Peterburgskaja proza (Leningradskij period) pubblicata nel 2002-2004 dalla casa editrice Ivan Limbach, da una iniziativa di Boris Ivanov. Alcuni dei racconti, scelti tra i più rappresentativi delle tendenze coesistenti nella prosa di Leningrado degli anni ‘60-80 del Novecento, erano stati proposti al pubblico per la prima volta proprio dalla rivista di Maramzin e Chvostenko (cf. Skarlygina 2004: 16).
Molti autori ottennero una certa notorietà o addirittura la loro prima pubblicazione dopo la comparsa dei loro lavori su “Ėcho”.
Citiamo a tal proposito i racconti inediti Škaf (L’armadio) e Granica (Il confine) di Genrich Šef, apparsi rispettivamente nel n. 9 e n. 13 della rivista; i racconti di Rid Gračëv Adamčik e Bessmertie Loginova (L’immortalità di Loginov) pubblicati nel n. 10 e 12 e, infine, i racconti Seržant i frau (Il sergente e la signora) nel n. 3 e U pivnogo lar’ka (Al chiosco della birra) nel n. 4, entrambi ad opera di Boris Vachtin, membro del già citato gruppo letterario Gorožane. Nell’ambito della poesia vanno menzionati i poeti leningradesi Aleksandr Mironov ed Elena Švarc, i cui componimenti, circolati in URSS unicamente in samizdat, ottengono una prima diffusione all’estero sulle pagine dattiloscritte di “Ėcho”. Il n. 2 include, infatti, tre componimenti della Švarc, già inseriti nel n. 6 della rivista samizdat “37” (mentre le due raccolte Čërnaja Pascha (La Pasqua nera) del 1974 e Prostye stichi dlja sebja i dlja Boga (Versi semplici per sé e per Dio) del 1976, appaiono sul n. 5. Analogamente i versi di Mironov inclusi nel n. 4 di “Ėcho”, erano stati pubblicati in precedenza soltanto nel n. 3 della rivista samizdat “37“. Tra le personalità moscovite che presero parte al progetto, non possiamo non ricordare il cantautore simbolo dell’era sovietica Vladimir Vysockij e il poeta Genrich Sapgir, quest’ultimo tra i componenti di maggior rilievo del Circolo di Lianozovo. Di Vysockij vengono pubblicate Dve novye pesni (Due nuove canzoni) nel n. 3 di “Ėcho”, precisamente Pesnja o francuzskich besach (Una canzone sui demoni francesi) e Kupola (La cupola), entrambe dedicate all’amico e artista non conformista Michail Šemjakin. Nel n. 10 appare il necrologio di Vysockij, deceduto il 25 luglio del 1980, che si conclude con alcuni versi del poeta Anri Volochonskij, scritti nei giorni successivi alla notizia della morte dell’artista. Il necrologio, introdotto da una foto a pagina intera del cantautore, è seguito dalla sua povest’ Žizn’ bez sna (Una vita senza dormire) del 1968. Nell’ultimo numero della rivista del 1986 vengono inclusi ventisette componimenti di Genrich Sapgir scritti tra il 1959 e il 1962, tra cui Jasnost’ (Chiarezza) dedicato allo scrittore Andrej Bitov, Golosa (Voci) e Odinočestvo (Solitudine).
Tra le scelte editoriali dei fondatori, si annoverano anche traduzioni di autori stranieri di prestigio internazionale come le cinque poesie di Konstantinos Kavafis, tradotte dall’inglese da Aleksej Losev e introdotte da un saggio di Iosif Brodskij Na storone Kavafisa (Dalla parte di Kavafis) e le sette poesie di Emily Dickinson precedute da una nota del traduttore Genrich Chudjakov, inclusi rispettivamente sul n. 2 e n. 4 della rivista.
Nonostante la sua breve vita, “Ėcho” ha senza dubbio svolto un ruolo cruciale nella promozione di opere di scrittori sovietici poco conosciuti all’estero e/o pubblicati in patria unicamente in samizdat. Tutti i numeri della rivista, conservati nella Biblioteca Nazionale Russa (Rossijskaja nacional’naja biblioteka) a San Pietroburgo, sono anche consultabili online e scaricabili integralmente dal sito della biblioteca elettronica ‘ImWerden’ (Nekommerčeskaja ėlektronnaja biblioteka ‘ImWerden’: web), i cui fondatori dal 2000 sono impegnati a scannerizzare libri rari o pubblicati in un numero esiguo di copie.

Marta Capossela
[30 giugno 2021]

Bibliografia

  • Brodskij I., Na storone Kavafisa, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 2 (1978): 142-151.
  • Dickinson E., Sem’ stichotvorenij, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 4 (1978): 95-98.
  • Dolinin V., Ivanov B., Ostanin B. Severjuchin D. (avt.-sost.), Samizdat Leningrada. 1950-e – 1980-e. Literaturnaja ėnciklopedija, Novoe Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2003.
  • “Ėcho”, 1-14 (1978-1986) [collezione completa], in Nekommerčeskaja ėlektronnaja biblioteka “IMWERDEN”, a cura di A. Nikitin-Perenskij, Mjunchen, https://imwerden.de/razdel-2018-str-1.html, online (ultimo accesso: 30/06/21).
  • Gračëv R., Adamčik, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 10 (1980): 87-110.
  • Gračëv R., Bessmertie Loginova, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 12 (1980): 4-16.
  • Ivanov B. (a cura di), Peterburgskaja proza (leningradskij period). 3 voll., Izdatel’stvo Ivana Limbacha, Sankt-Peterburg 2002 (1960-e), 2003 (1970-e), 2004 (1980-e).
  • Kavafis K., Pjat’ stichotvorenij, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 2 (1978): 152-155.
  • Mironov A., Stichotvorenija, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 4 (1978): 50-56.
  • Osipova N., Rol’ literaturnych žurnalov “Ėcho” i “Stetoskop” v kul’turnoj žizni russkoj ėmigracii vo Francii, in Ž. Kastel’bi, A. Zajnul’dinov, I. Garsija, M. Ruis-Sorril’ja (a cura di), Aktual’nye problemy i perspektivy rusistiki. Materialy po itogam Meždunarodnoj konferencii rusistov v Barselonskom universitete, Trialba Ediciones, Barcelona 2018: 149-157.
  • Sapgir G., Iz sbornika 1959-1962 gg., “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 14 (1986): 126-160.
  • Šef G., Granica, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 13 (1984): 101-110.
  • Šef G., Škaf, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 9 (1980): 49-69.
  • Skarlygina E., Literaturnyj žurnal v ėmigracii: parižskoe “Ėcho”, “Vestnik MGU” Serija 10. Žurnalistika 6 (2004): 16-25.
  • Švarc E., Iz dvuch sbornikov, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 5 (1979): 66-75.
  • Švarc E., Stichi iz žurnala “37”, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 2 (1978): 89-92.
  • Vachtin B., Seržant i frau, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 3 (1978): 19-25.
  • Vachtin B., U pivnogo lar’ka, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 4 (1978): 4-7.
  • Vysockij V., Dve novye pesni, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 3 (1978): 4-7.
  • Vysockij V., Žizn’ bez sna, “Ėcho”. Literaturnyj žurnal, 10 (1980): 7-24.

Cita come:
Marta Capossela, Ėcho, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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