Collage di copertine. Fonte: Culture del dissenso.

Date: 1936-in attività

Luogo: Milano

Collane di interesse: I Garzanti, Memoria e documenti, Romanzi moderni, Saggi blu, Sapere tutto

Descrizione:
Nel 1936 Arnoldo Garzanti rilevò la storica casa editrice dei Fratelli Treves, fino agli anni ’10 punto di riferimento dell’editoria italiana per quanto riguardava la letteratura classica russa (sebbene in gran parte tradotta dal francese) e dette vita alla Garzanti Editore SpA, intraprendendo un’operazione editoriale per molti versi affine a quella dei suoi predecessori e per molti altri innovatrice rispetto al passato. Negli anni compresi tra il 1963 e il 1990 l’editore continuò a pubblicare classici come Puškin, Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj e Čechov, traducendoli stavolta dall’originale russo, ma propose al pubblico italiano una serie di titoli – nella quasi totalità dei casi traduzioni – afferenti alle culture del dissenso.
Se si eccettuano per tematica La letteratura russa di Erhard Marcelle del 1954 e Dopo la lunga notte (1962) della poetessa vincitrice del Premio Stalin nel 1951 Galina Nikolaeva (pseudonimo di Voljanskaja), il primo titolo espressione della letteratura non ufficiale uscì nel 1963 in contemporanea con la traduzione di un’altra casa editrice, la torinese EinaudiUna giornata di Ivan Denissovic: romanzo di Aleksandr Solženicyn, pubblicato nel 1962 sulla rivista “Novyj mir” e primo storico segnale della destalinizzazione. La traduzione, ad opera di Giorgio Kraiski, fu destinata a diventare un caso letterario peraltro assai curioso: vista l’assenza di una regolamentazione sui diritti d’autore tra editoria sovietica e occidentale (l’URSS non aveva firmato la relativa convenzione internazionale), le case editrici italiane si attivarono velocemente per tradurre i testi di narrativa contemporanea. Nei giorni successivi alla pubblicazione russa della Giornata, scattò, così, una corsa contro il tempo tra Garzanti ed Einaudi per assicurarsi l’anteprima assoluta italiana che inaspettatamente si aggiudicò la prima (cf. Saltamacchia 2015: 289-390).
La versione di Garzanti – similmente a quella di Einaudi – conobbe un grande successo che portò il testo a varie ristampe (nello stesso anno venne pubblicata due volte, poi nel 1970, nel 1971 e infine nel 1974). Le prime tre edizioni confluirono nella collana “Romanzi moderni”, attiva dal 1954 al 1972 e contenitore di opere straniere principalmente in prosa, mentre la quarta del 1974 venne spostata in “I bianchi”, la stessa serie fra cui si annoverarono, tra le altre, opere di Giuseppe Fenoglio, Pier Paolo Pasolini e Louis-Ferdinand Céline.
Sempre nel 1963 Garzanti fece conoscere al lettore italiano un altro scrittore protagonista del panorama letterario sovietico stavolta tra gli anni Venti e Quaranta, Michail Zoščenko, rappresentante del gruppo dei “Fratelli di Serapione”, il cenacolo letterario definito da Trockij con la formula di poputčiki (compagni di strada), attaccato nel 1946, insieme ad Anna Achmatova, da Andrej Ždanov in una dura campagna denigratoria. Di Zoščenko Garzanti pubblicò una selezione di racconti curata da Zveteremich sotto il titolo Imballaggio difettoso (più tardi, nel 1979, fu presentato Un giorno disgraziato nella silloge Teatro satirico russo: 1925-1934, a cura di Milli Martinelli). Il caso Zoščenko aprì la via alla traduzione di molti testi in prosa degli anni Venti, soprattutto di marca non ufficiale e in parte già presentati in Italia, di cui Garzanti si fece promotrice: si tradussero Boris Pil’njak (Storia della luna che non fu spenta e altri racconti, trad. it. di P. Zveteremich, Romanzi moderni, 1965; L’anno nudo, trad. it. di P. Zveteremich, I Garzanti, 1976), Isaak Babel’ (Il sangue e l’inchiostro: racconti e altri scritti inediti a cura di Costantino Di Paola, 1980) ed Evgenij Zamjatin, proposto attraverso il distopico Noi nella traduzione di Ettore Lo Gatto (I Garzanti, 1972), peraltro comparsa nel 1955 per i tipi della bergamasca Minerva Italica e più volte ripresa nelle edizioni Feltrinelli.
Seguendo la linea editoriale della pubblicazione di scrittori non propriamente vicini all’establishment letterario sovietico negli anni post-rivoluzionari, nel 1969 vide la luce La fossa (Jama) di Aleksandr Kuprin, descrizione della vita quotidiana di alcune prostitute in case di tolleranza. L’opera fu tradotta da Giorgio Kraiski, ma fu diffusa in italiano a partire dal 1921 in una traduzione di Lo Gatto, presentata in forma ridotta per Vitigliano (nel 1930 fu tradotta integralmente dallo stesso slavista per la milanese Monanni). Qualche anno prima, nel 1966, l’uscita del Placido Don e Terre vergini: romanzo, firmati dal premio Nobel Michail Šolochov (entrambi tradotti da Natalia Bavastro), aveva inoltre conferito alla casa editrice un certo prestigio che si confermò nei decenni successivi.
In generale, gli anni Sessanta rappresentano il momento della storia di Garzanti in cui nuove sperimentazioni della letteratura russa contemporanea, anche di quella non ufficiale, trovarono un primo spazio nel catalogo allo scopo di far assumere alla casa editrice un volto diverso, senza snaturarne il profilo “classico” ereditato dalla Treves.
Dagli anni Sessanta agli anni Novanta crebbe considerevolmente il numero dei titoli russi afferibili al vasto e diversificato campo delle culture del dissenso e della letteratura della testimonianza: pur mantenendo costanti le ristampe di classici del XIX secolo, si offrì al lettore la voce letteraria di poeti e scrittori come, tra gli altri, Andrej Sinjavskij (Nell’ombra di Gogol’, traduzione e cura di Sergio Rapetti, 1980, Saggi blu; Buona notte! romanzo, traduzione dello stesso, collana Narratori moderni, 1987), Evgenij Popov, fra gli autori di MetrOpol’ (Strane coincidenze, traduzione di Gian Piero Piretto, Narratori moderni, 1990) fino ai bardi come Bulat Okudžava (Il povero Avrosimov, traduzione di Maria Olsufieva, collana I Garzanti, 1975), o a scrittori testimoni del GULag come Aleksandr Solženicyn (già noto, di cui usciva ora Divisione cancro a cura di Olsufieva, collana I grandi libri Garzanti, 1974) ed Elena Bonnėr, moglie del premio Nobel Andrej Sacharov (Soli insieme, traduzione di Barbara Besi Ellena, collana I libri del Quadrifoglio, 1986) e a esperienze più articolate come quelle della rivista del tamizdat “Kontinent” (Kontinent 1. La rivista del dissenso: gli intellettuali e il potere sovietico, collana Memoria e documenti, 1975).
Non solo. Dall’inizio degli anni Settanta Garzanti volse la sua attenzione a Bulgakov, autore censurato in patria: nel 1973, seguendo la barese Di Donato, ridette alle stampe la versione sempre ridotta di Maestro e Margherita (Maestro e Margherita. Cristo, Pilato, Giuda, Satana, Mosca anni trenta, traduzione di Olsufieva, collana I grandi libri Garzanti) e pubblicò altri testi bulgakoviani (Uova fatali. Cuore di cane, traduzione di Emanuela Guercetti, collana I grandi libri Garzanti, 1990), interessandosi al contempo ad altre opere e autori invisi al potere come Osip Mandel’štam (Poesie, traduzione di Serena Vitale, 1972) e la moglie Nadežda Jakovlevna (Le mie memorie con poesie e altri scritti di Osip Mandel’štam, sempre a opera di Vitale, Saggi, 1972), nonché a Boris Pasternak e alla cugina Ol’ga Frejdenberg di cui pubblicò la corrispondenza (Le barriere dell’anima: corrispondenza con Ol’ga Frejdenberg, 1910-1954, traduzione di Vitale, 1987, Saggi blu). Successivamente l’inizio di pubblicazioni di storie della letteratura russa, realizzate in sinergia con slavisti italiani, manifestò la volontà dell’editore italiano di fornire al pubblico gli adeguati strumenti critici per l’analisi del mondo culturale russo.
A un anno dalla caduta del colosso sovietico, nel 1992, la casa editrice volse il suo sguardo a testi di artisti come il regista Andrej Tarkovskij, emarginato dal regime per pellicole quali Andrej Rublëv, venuto a mancare nel 1986 a Parigi. Di lui si pubblicò Andrej Rublëv (traduzione di Cristina Moroni, collana Narratori moderni, 1992) e Racconti cinematografici (traduzione di Moroni e Norman Mozzato, collana Narratori moderni, 1994).

Giuseppina Larocca
[30 giugno 2021]

Scarica il catalogo Garzanti (1954-1990) – Edizioni sul dissenso (Spoglio)

Bibliiografia

  • Discacciati O., La ferita Denisovič, in Id., A. Solženicyn, Una giornata di Ivan Denisovič. La casa di Matrëna, Accadde alla stazione di Kočetkova, nuova traduzione integrale a cura di O. Discacciati, Einaudi, Torino 2017: V-XXXVI.
  • Ferretti G., Storia dell’editoria letteraria in Italia. 1945-2003, Einaudi, Torino 2004: 192.
  • I grandi libri Garzanti, Garzanti, Milano 1993.
  • Saltamacchia F., L’incontro di Italo Calvino e Aleksandr Solženicyn neLa giornata d’uno scrutatore’, “Lettere italiane”, LXVII.2 (2015): 385-414.

Versione aggiornata di: G. Larocca, Garzanti Editore, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 370-373.

Cita come:
Giuseppina Larocca, Garzanti Editore, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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