Kyïv

Kiev, anni Sessanta.

Date: anni Sessanta

Luogo: Kiev

Componenti: Mykola Vorobjov, Vasyl’ Holoborod’ko, Mychajlo Hryhoriv, Viktor Kordun, Mychajlo Sačenko, Stanislav Vyšens’kyj e altri

Descrizione:
I poeti della Kyjivs’ka škola (Scuola di Kiev) sembrano presentare varie affinità con i coevi gruppi letterari russi non conformisti. Praticamente nessuno dei membri del gruppo era originario di Kiev, benché essi avessero scelto la capitale ucraina come luogo di residenza, frequentandone tra l’altro caffetterie quali La forra del Chreščatyk o il Caffè di Kiev (cf. Solovej 2007: 197-198). Più che una vera e propria scuola letteraria contrassegnata da un sentire comune e da intenti artistici condivisi, i poeti kieviani rappresentano un gruppo di autori assai diversi tra loro per motivi stilistici (cf. Achilli 2013: 26).
Alla base dell’accostamento di personalità artistiche così differenti e anzitutto la posizione isolata da loro occupata rispetto alla quasi totalità degli scrittori dell’epoca, legittimati da una cospicua presenza nell’editoria ufficiale. In un periodo storico senza dubbio più aperto rispetto ai cupi anni staliniani (cf. Pachlovska 1998: 862-segg.), i membri della Scuola di Kiev si rivelarono meno inclini ai compromessi estetici e professionali accettati dai cosiddetti šistdesjatnyky (generazione degli anni Sessanta), fenomeno sviluppatosi in buona parte in seno all’ufficialità (cf. Solovej 2007: 199). Così come accaduto in Russia, anche i vertici del partito ucraino durante gli anni del disgelo oscillavano tra atteggiamenti permissivi ben calibrati e riflussi reazionari apparentemente inspiegabili. Proprio in quel periodo iniziò la diffusione sempre più capillare di pubblicazioni samvydav (samizdat in lingua ucraina), inizialmente di carattere letterario e, a partire dalla seconda metà degli anni Sessanta, di argomento più politico. Tra i titoli più noti, il saggio di Ivan Dzjuba Internacionalizm čy rusyfikacija? (Internazionalismo o russificazione?). Di qualche anno più giovani rispetto agli šistdesjatnyky, i poeti della Scuola di Kiev si dimostrarono estranei non solo ai vari precetti politici, ma anche agli intenti didattico-moralistici presenti nella produzione degli autori editi, tanto da far parlare il critico Morenec’ di ‘poesia pura’ (cit. in Achilli 2013: 26). Il periodo più significativo di questo peculiare fenomeno poetico è da collocarsi secondo Viktor Kordun nel triennio 1965-1968 (cf. Solovej 2007: 197). L’affrancamento da ogni tipo di sollecitazione extra-artistica obbligò diversi componenti del gruppo ad accettare il divieto di pubblicazione: Vasyl’ Holoborod’ko, ad esempio, vide distrutta la sua prima raccolta poetica, La finestrella volante, quando questa si trovava già in tipografia (cf. ibid.: 199). Secondo l’opinione di Valentyna Kolesnyk, i poeti di Kiev furono capaci di innovare il linguaggio poetico ucraino come nessun altro nel secondo Novecento. Tali conquiste passavano attraverso il recupero del retaggio linguistico e stilistico del modernismo (con la centralità attribuita al verso libero), la rielaborazione dell’elemento folcloristico e il rifiuto di soluzioni stilistiche ormai sclerotizzate, reiterate dalla poesia contemporanea ufficiale. I poeti di Kiev sono stati definiti con intento vezzeggiativo ‘pagani’, per il legame intrattenuto con la cultura del passato (cf. ibid.: 201-202). In virtù della mancanza di pubblicazioni ufficiali e dunque di una piena legittimazione, il gruppo riuscì a entrare nel discorso critico-letterario solo negli anni Ottanta (cf. ibid.: 199). Per l’estraneità dimostrata nei confronti dei condizionamenti esterni, l’esempio della Scuola di Kiev è stato associato a quello di un altro gruppo la cui opera è allo stesso modo considerata agli antipodi della produzione degli šistdesjatnyky (benché al riguardo vi siano opinioni contrastanti): il Gruppo di New York, composto da poeti emigrati negli Stati Uniti, tra cui Jurij Tarnavs’kyj, Vira Vovk, Emma Andijevs’ka, Bohdan Bojčuk (cf. Achilli 2013: 45-6, 27).

Federico Iocca
[30 giugno 2021]

Bibliografia

  • Achilli A., Dialogo e sperimentazione: la lirica di Vasyl’ Stus, tesi di dottorato, Università degli Studi di Milano, a.a. 2012/2013.
  • Pachlovska O., Civiltà letteraria ucraina, Carocci, Roma 1998.
  • Solovej E., La poesia della “Scuola di Kiev” come accusa contro il sistema, trad. di G. Brogi Bercoff e M. Prokopovyč, in M. G. Bartolini, G. Brogi Bercoff (a cura di), Kiev e Leopoli: il testo culturale, Firenze University Press, Firenze 2007: 197-203.

Versione aggiornata di: Iocca, F., Scuola di Kiev, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dellidentità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 100-101.

Cita come:
Federico Iocca, Scuola di Kiev, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2 © 2021 Author(s)
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