Date: 1962-63–inizio anni Settanta
Luogo: Leningrado
Fondatori: Aleksej Chvostenko e Anri Volochonskij
Sodali: Jurij Galeckij, Leonid Entin, Kari Unskova, Ivan Steblin-Kamenskij, Leonid Čertkov e altri
Iniziative editoriali: pubblicazioni con l’editrice Pol’za, nell’almanacco Apollon-77 (Parigi, 1977) e in “Ėcho”
Descrizione:
Al nome di VERPA è da ricollegare sia la produzione poetica e prosastica che la stesura di pièce e canzoni di Anri Volochonskij e Aleksej Chvostenko, fondatori e in pratica unici componenti di questa diade. VERPA occupa un posto tutt’altro che secondario all’interno del composito andegraund leningradese, non solo per l’attenzione attribuita alla tradizione orale e folklorica, ma anche per l’affinità con alcuni gruppi moscoviti non ufficiali (Lianozovo e SMOG in particolare) e per i legami intrattenuti con alcuni di essi, soprattutto dalla seconda metà degli anni Sessanta in poi (cf. Sabbatini 2008: 72). Da non dimenticare, inoltre, l’unione di intenti palesata con i giovani della Malaja Sadovaja, ambiente nel quale Chvostenko, detto anche Chvost (coda), e Volochonskij troveranno un appoggio fattivo per la pubblicazione di diverse opere (tramite l’editrice Pol’za di Vladimir Ėrl’). Lo stile provocatorio e goliardico di VERPA, non privo di venature demenziali e assurde, affonda le radici nella tradizione avanguardista degli anni Venti e Trenta. Sono riscontrabili tanto l’uso di tecniche e procedimenti propri del surrealismo e del dadaismo (il collage, la scrittura automatica, il risalto attribuito nel testo alla dimensione onirica; (cf. Savickij 2002: 37; Savickij: web) come la ripresa dell’assurdismo tipico di OBĖRIU: Chvostenko reputava Aleksandr Vvedenskij il punto più alto della poesia del Novecento (cf. Sabbatini 2008: 70).
All’attività del gruppo non è estranea nemmeno l’influenza della pop-art, aspetto che sottolinea l’interesse nei confronti dei mutamenti dell’arte contemporanea. Dopo l’uscita di una raccolta dattiloscritta dal titolo omonimo, le opere di VERPA furono ristampate sulle pagine della rivista tamizdat “Ėcho” (cf. Savickij 2002: 138), fondata a Parigi dal ‘Cittadino’ Vladimir Maramzin e dallo stesso Chvostenko, costretto nel 1976 all’emigrazione.
VERPA offrì un importante contributo alla cultura dell’epoca anche in ambito musicale: a Volochonskij, paroliere, e Chvostenko, cantante e chitarrista, sono da ascrivere diversi brani musicati con successo (cf. ibid. 2002: 59). Alla penna del primo, ad esempio, è da attribuire una delle canzoni più amate del rock russo: Raj (Paradiso), cantata per la prima volta dall’amico Chvost e passata alla storia nella versione degli Akvarium di Boris Grebenščikov con il titolo Gorod zolotoj (Città d’oro).
Federico Iocca
[30 giugno 2021]
Bibliografia
- Sabbatini M., “Quel che si metteva in rima”: cultura e poesia underground a Leningrado, Collana di Europa Orientalis, Salerno 2008.
- Savickij S., Andegraund. Istorija i mify leningradskoj neoficial’noj literatury, Novoe Literaturnoe Obozrenie, Moskva 2002.
- Savickij S., Dadaism and Surrealism in Unofficial Culture of Late Socialism, http://obook.org/amr/library/unofficial_culture.pdf, online (ultimo accesso: 30/06/2021).
Versione aggiornata di: Iocca F., VERPA, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 112-113.
Cita come:
Federico Iocca, Verpa, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2 © 2021 Author(s)
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