Rostov sul Don, 1932-Berbenno in Valle Imagna, 2017

Docente di italianistica all’Università Statale di Mosca (MGU) e, in Italia, di Lingua e Letteratura russa presso varie Università, fra cui per molti anni l’Università Cattolica di Milano, Jurij Mal’cev è stato tra i primi dissidenti in Unione Sovietica, e tra i pochi che emigrarono in Italia, dove Mal’cev si stabilì dal 1974 (cf. Mal’cev 2015; Bartelloni 2018).
Nel 1968 sottoscrisse un appello in difesa degli scrittori Aleksandr Ginzburg e Jurij Galanskov, arrestati e processati in quell’anno per agitazione antisovietica, e nel 1969 fondò a Mosca, anche insieme ad altre personalità, il primo gruppo ‘informale’ per la difesa dei diritti dell’uomo. Subì il licenziamento, l’ostracismo sociale e fu internato in manicomio (cf. ibid.; Papovjan 2004; Rapetti – Codevilla 2017). Nel 1976 dette vita, insieme a un gruppo di amici fra cui Giovanni Bensi, Giovanni Codevilla, Mario Corti, e Sergio Rapetti, alla Cooperativa editoriale indipendente e sostenuta dai soci La Casa di Matriona, a cui si devono molte traduzioni in lingua italiana di opere russe. Con La Casa di Matriona, Mal’cev pubblicò i suoi due lavori più importanti ovvero L’altra letteratura (1957-1976). La letteratura del samizdat da Pasternak a Solženicyn (opera tradotta dal manoscritto originale da Lucio Dal Santo, pubblicata poi nello stesso anno in russo dall’editrice Possev Verlag di Francoforte, cf. Mal’cev 1976b) e Bunin (1987). Suoi articoli furono pubblicati da riviste e periodici come “Novoe russkoe slovo”, “Russkaja mysl’”, “Grani”“Kontinent”, “Famiglia cristiana”, “Studi cattolici” e “Nuova Rivista Europea” di Giancarlo Vigorelli, incontrato a Mosca dopo il processo ad Andrej Sinjavskij e Julij Daniėl’; proprio a Vigorelli, peraltro, Mal’cev consegnò una petizione in sostegno dei due scrittori.
Partecipò alla Biennale di Venezia nel 1977 insieme a Iosif Brodskij ed Efim Ėtkind, prese parte al congresso “La dissidenza e la democrazia nei paesi dell’Europa Orientale”, tenutosi a Palazzo Vecchio a Firenze nel gennaio 1979, in cui intervennero, tra gli altri, Andrej Amal’rik, Žores Medvedev, lo stesso Sinjavskij, Tat’jana Chodorovič e Vittorio Strada.
L’altra letteratura (1957-1976). La letteratura del samizdat da Pasternak a Solženicyn (cf. Mal’cev 1976a) è l’opera che, probabilmente, ha caratterizzato in modo più decisivo l’attività accademica, ma anche l’impegno etico e morale di Mal’cev. Il volume si presenta come una storia della letteratura in cui, accanto a una pleiade di nomi sostanzialmente assenti o considerati ancillari anche nei manuali europei dedicati alla letteratura russa (eccezion fatta per i grandi nomi, quali Boris Pasternak e Aleksandr Solženicyn), si affianca una profonda riflessione su categorie estetiche riconducibili alla cultura russa in generale. Mal’cev prende le mosse dalla definizione del fenomeno del samizdat per rilevare come la parola censurata non sia stata cifra esclusiva del XX secolo, ma abbia conosciuto anche una sua preistoria’ nel Settecento russo; una ‘preistoria’ che ha visto nascere, ad esempio, il Viaggio da Pietroburgo a Mosca di Aleksandr Radiščev e tutta quella letteratura estranea al canone ufficiale, allora legato all’esaltazione dello stato, dell’identità nazionale e delle imprese gloriose di zar e zarine, quella letteratura cioè portatrice di trasgressione, orientata alla violazione del ‘vero’ (o presunto tale), assurto a norma.
La letteratura di cui testimonia Mal’cev, ‘l’altra’ letteratura appunto, e quella produzione iniziata convenzionalmente con Il dottor Živago di Pasternak – evidentemente erede di una tradizione precedente – e giunta a toccare la contemporaneità più vicina, rappresentata dalle penne di Sinjavskij, Daniėl’, Solženicyn, passando attraverso il gruppo SMOG, ma anche scrittori molto diffusi nel samizdat come Jurij Mamleev e Vladimir Maramzin.
Tre sono, di fatto, i nuclei concettuali che emergono dalla trattazione di Mal’cev sulla letteratura nata e circolata in clandestinità: la soggettività, l’apologia dell’anima e la sperimentazione delle forme.
Partendo proprio dallo Živago di Pasternak, un “evento storico”, “una sorta di poetico inno alla vita” (Mal’cev 1976a: 15, 22), Mal’cev tiene a rimarcare la dicotomia tra soggettività (o ‘personalità’, termine già caro a critici letterari come Jurij Tynjanov), da un lato, che è espressione della cultura russa, e individualità, dall’altro, che è, invece, figlia del pensiero occidentale. Lo Živago di Pasternak, nella lettura di Mal’cev, è un personaggio paradigmatico capace di sintetizzare quell’anelito tipicamente russo verso un’altra dimensione, una dimensione spirituale (nel caso di Živago-Pasternak, cristiana) in cui il soggetto tende a riconoscersi. Si tratta di una soggettività che progressivamente abbandona se stessa per entrare in comunione con l’altro (sia esso un simile, sia esso Dio), rinunciando a qualsivoglia personalismo, tipico, invece, della cultura illuministica, spesso idealizzata ed erroneamente trasformata in valore universale. Ecco perché Mal’cev critica anche con asprezza il giudizio di Italo Calvino in merito allo Živago, tacciato dall’intellettuale italiano di rifiutare tutto “in nome di una cristallina purezza spirituale” (Mal’cev 2001: web). Per Mal’cev Calvino cade in errore quando ritrae Živago nella galleria degli étrangers (cf. ibid.) e non ne comprende, al contrario, la generosità, quel rispetto e quello slancio verso l’altro, frutto della centralità dell’anima, tracciabile in tutta la grande cultura russa.
La sperimentazione delle forme diventa per Mal’cev una sorta di leitmotiv della letteratura clandestina, non solo di quella prodotta dal 1957 in poi, ma anche di quella già scritta nel corso degli anni Venti e Trenta. E per questo che nella sua analisi letteraria occupa un posto di rilievo l’opera di Andrej Platonov, fra gli scrittori prediletti da Mal’cev, perché instancabile “cercatore di verità” (Mal’cev 1976a: 172), radicale sperimentatore dell’idioma, modello per numerosi letterati dell’underground che, similmente all’autore di Čevengur, caddero inevitabilmente nelle strette maglie della censura.

Giuseppina Larocca
[30 giugno 2021]

Bibliografia

Versione aggiornata di: Larocca G., Jurij Vladimirovič Mal’cev, in C. Pieralli, T. Spignoli, F. Iocca, G. Larocca, G. Lo Monaco (a cura di), Alle due sponde della cortina di ferro. Le culture del dissenso e la definizione dell’identità europea nel secondo Novecento tra Italia, Francia e URSS (1956-1991), goWare, Firenze 2019: 397-400.

Cita come:
Giuseppina Larocca, Jurij Mal’cev, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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