L’arresto di Andrej D. Sinjavskij e Julij M. Daniėl’ nel settembre del 1965, a distanza di pochi giorni l’uno dall’altro, suscitò immediatamente le reazioni dell’opinione pubblica e il coinvolgimento delle rispettive mogli degli imputati a favore della loro difesa e liberazione. Marija Rozanova, moglie di Sinjavskij, si adoperò in particolare con mezzi legali e pacifici per difendere i diritti del marito scrivendo quattro lettere ufficiali inviate alle autorità sovietiche e alla stampa. Le prime due risalgono già alle settimane antecedenti all’inizio del processo, che ebbe luogo tra il 10 e il 14 febbraio 1966.
Nella prima, “Lettera della moglie di A. Sinjavskij a L. Brežnev, al procuratore generale dell’URSS e al presidente del KGB” (ai tempi rispettivamente Roman A. Rudenko, Procuratore Generale dell’URSS dal 1953 al 1981 e Vladimir E. Semičastyj, in carica dal 1961 al 1967), datata 24 dicembre 1965, Rozanova ricostruisce le modalità con le quali è venuta a conoscenza dell’arresto di suo marito, identificato con lo scrittore Abram Terc. Sfidando il reale rischio di essere anche lei perseguita, Rozanova scrive la lettera per protestare contro quella che ritiene un’azione illegale e ingiustificata ai danni di suo marito, ricorrendo alle norme della Costituzione sovietica e del Codice penale. Rozanova argomenta la sua difesa sostenendo che, pur non essendo certa se l’identità di Terc sia riconducibile o meno al marito, nondimeno le opere di Terc non presentano contenuti antisovietici, né attacchi politici o di propaganda contro lo Stato, trattandosi soltanto di narrativa. Per Rozanova nessuno scrittore può essere arrestato per le sue opere, poiché questo fatto lederebbe qualsiasi diritto alle libertà di parola e di stampa, sancito dalla Costituzione. Sinjavskij è vittima di una profonda ingiustizia, poiché in molti altri casi di opere pubblicate all’estero gli scrittori non hanno subito conseguenze. A riprova del fatto che le opere dello scrittore non contengono idee antisovietiche Rozanova allega alla lettera il racconto di Sinjavskij “Kvartiranty” (Gli inquilini). Dello stesso genere, secondo Rozanova, sono gli scritti di Terc. E anche nel caso in cui le opere di uno scrittore siano pubblicate da editori antisovietici, l’autore non è mai responsabile dell’uso che viene fatto di questi. Rozanova contesta quindi le irregolarità riferibili all’arresto, alle perquisizioni e alle modalità di conduzione delle indagini, nonché le pressioni che lei stessa e gli altri testimoni continuano a subire e che le lasciano supporre le costrizioni e perfino le violenze di cui potrebbe essere vittima Sinjavskij in carcere. Sottolineando la difficoltà di adottare la dovuta forma accademica per la redazione della lettera, Marija Rozanova evidenzia l’impellenza della sua richiesta di aiuto alle autorità.
Nella “Dichiarazione della moglie di A. Sinjavskij al Presidente della Corte Suprema dell’URSS” (si tratta di Aleksandr F. Gorkin, Presidente della Corte Suprema dell’URSS dal 1957 al 1972) del 9 febbraio 1966, Rozanova torna a denunciare le minacce e le intimidazioni da parte del KGB di cui lei, suo figlio e i suoi amici, testimoni nell’ambito delle indagini, sono vittime. La donna ribadisce che, già nella sua precedente richiesta indirizzata al Comitato Centrale del PCUS, al KGB e al Procuratore dell’URSS, aveva fatto presente i metodi di gestione delle indagini, senza tuttavia ricevere alcuna risposta (cf. Ginzburg 1967:64). Dichiara inoltre di avere avuto un ultimo recente segnale dal KGB a seguito del quale chiede formalmente protezione da qualsiasi azione illecita, allegando la presente dichiarazione al caso Sinjavskij.
La lettera successiva è stata redatta da Marija Rozanova dopo la scarcerazione di Julij Daniėl’ nel 1970, avendo lo scrittore scontato per intero la pena, prima a Dubrovlag e quindi nel carcere di Vladimir. La redazione della lettera segue il permesso ottenuto dal KGB di potere inoltrare al Presidium del Soviet Supremo una richiesta formale di rilascio anticipato del marito (cf. Passeri 2018-2019: 61-63). In questa “Lettera di Marija Rozanova ad Andropov per la scarcerazione anticipata di Sinjavskij”, datata 28 dicembre 1970, Rozanova ribadisce che Sinjavskij è unicamente uno scrittore e che finora non si è mai dichiarato colpevole, poiché non è un oppositore del popolo sovietico né di nessuna figura politica. Quindi non può valere in questo caso la necessità di fare pervenire una dichiarazione di perdono, che presupporrebbe un pentimento per colpe non commesse, per avanzare una richiesta anticipata di scarcerazione. La domanda di rilascio anticipato presenta dunque come motivi dell’istanza quelli riferibili alla salute di Sinjavskij ai quali si aggiungono quelli relativi alle difficoltà familiari cui deve fare fronte da sola la donna. Nella richiesta Rozanova si impegna affinché, dopo la scarcerazione, la famiglia non prenda parte ad azioni politiche (cf. Sinjavskij 2004: 322-323). Alla lettera Rozanova allega la “Richiesta di scarcerazione di Sinjavskij inoltrata a Jasnov” (Presidente del Presidium del Soviet Supremo della RSFSR incarica dal 1966 al 1985), sempre datata 28 dicembre 1970, con la quale formula in maniera più sintetica la domanda di rilascio anticipato del marito con le motivazioni già in precedenza menzionate (cf. Sinjavskij 2004: 323-324).
Il ruolo di Marija Rozanova è stato decisivo per la liberazione prima dei termini di Sinjavkij, sia per l’uso di mezzi formali e ufficiali come le lettere indirizzate alle autorità politiche sovietiche, sia per l’abile gioco d’astuzia da lei escogitato che le permise di vincere la partita con i servizi segreti. Secondo quanto da lei raccontato, convocata dopo la scarcerazione di Daniėl’ per discutere di cosa si sarebbe occupato Sinjavskij una volta tornato in libertà, Rozanova allude ad un nuovo libro dello scrittore sugli orrori della vita nei lager che lei stessa si era incaricata di far arrivare in Occidente. Rozanova minaccia di far pubblicare il libro in America il giorno stesso dell’uscita dal lager del marito, se questi non sarà scarcerato anticipatamente. Il libro verrà pubblicato effettivamente all’estero, ma si tratta in realtà del saggio letterario Progulki s Puškinym, uscito a Londra nel 1975. L’espediente servì alla donna per intimorire le autorità ed agevolare le azioni formali a favore della liberazione anticipata dello scrittore (cf. Sinjavskij 2004: 235).
L’intera vicenda ha sollevato molti sospetti circa una presunta collaborazione dello scrittore e di Rozanova con il KGB. Per chiarire definitivamente la questione, nel 1994 Marija Rozanova pubblica nel numero 34 della sua rivista “Sintaksis” un racconto testimonianza su quanto accaduto fornendo due importanti documenti: la trascrizione dell’interrogatorio da lei subito il 23 novembre 1965, nel quale non trapelò nessun legame diretto tra Sinjavskij e Abram Terc e una lettera datata 12 maggio 1971 e firmata da Andropov in cui si spiega la decisione di ridurre la condanna di Sinjavskij di un anno e tre mesi per via della sua buona condotta e della richiesta di perdono fatta a suo nome dalla moglie, anche per le difficoltà oggettive di quest’ultima nel crescere un figlio piccolo da sola (cf. Passeri 2018-2019: 63; Rozanova 1994a:142).
Cheti Traini
[31 dicembre 2022]
Bibliografia
- Ginzburg A. Belaja kniga po delu A. Sinjavskogo i Ju. Daniėlja, Posev, 1967: 64-77; 83, https://imwerden.de/pdf/belaya_kniga_po_delu_sinyavskogo_danielya_1967__ocr.pdf, online (ultimo accesso: 31/12/2022).
- Passeri E., Marija Vasil’evna Rozanova: il lato nascosto del dissenso sovietico, Università degli Studi Carlo Bo, Corso di laurea Lingue straniere e studi interculturali, a.a. 2018-2019, tesi di laurea.
- Rozanova M., Abram da Mar’ja, “Sintaksis”, 1994a, 34: 125-151.
- Sinjavskij A., 127 pisem o ljubvi, a cura di M. Rozanova, t.3, Agraf, Moskva 2004.
Cita come:
Cheti Traini, Lettere aperte di Marija Rozanova, in Voci libere in URSS. Letteratura, pensiero, arti indipendenti in Unione Sovietica e gli echi in Occidente (1953-1991), a cura di C. Pieralli, M. Sabbatini, Firenze University Press, Firenze 2021-, <vocilibereurss.fupress.net>.
eISBN 978-88-5518-463-2
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